Le Storie by Ammiano Marcellino

Le Storie by Ammiano Marcellino

autore:Ammiano Marcellino
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 2012-12-31T16:00:00+00:00


LIBRO XXIII

1. Giuliano Augusto tenta invano di ricostruire il tempio di Gerusalemme1da lungo tempo distrutto.

[1] Questi furono gli avvenimenti di quell’anno, per passare sotto silenzio quelli di minor importanza. Ma Giuliano, già console tre volte, sceltosi come collega nel consolato Sallustio, prefetto delle Gallie2, aveva iniziato per la quarta volta quell’insigne magistratura. Sembrava un’innovazione il fatto che l’Augusto si fosse associato come collega un estraneo alla casa imperiale, il che nessuno ricordava che fosse accaduto dai tempi di Diocleziano ed Aristobulo3. [2] Sebbene considerasse con sollecitudine tutti i possibili eventi e con zelo vivissimo accelerasse i molteplici preparativi della spedizione, volgendo tuttavia la sua attività ad ogni parte e desiderando che il ricordo del suo regno si diffondesse per merito delle sue grandi opere, pensava di restaurare con immense spese quello che una volta era stato lo splendido tempio di Gerusalemme, che era stato a stento espugnato dopo lunghe e funeste battaglie durante l’assedio di Vespasiano e successivamente di Tito. Aveva affidato quest’impresa, che la portasse a termine in fretta, ad Alipio d’Antiochia, il quale nel passato era stato viceprefetto della Britannia. [3] Mentre il summenzionato Alipio attendeva con impegno all’opera, aiutato anche dal governatore della provincia, spaventosi globi di fiamme scaturirono spesso nei pressi delle fondamenta e resero quel luogo inaccessibile agli operai, che alcune volte furono bruciati dalle fiamme. Perciò l’impresa fu interrotta dato che il fuoco li respingeva tenacemente.

[4] In quegli stessi giorni l’imperatore distribuì varie cariche ai legati che gli erano stati inviati dalla città eterna, persone di nascita nobile e ben note per i meriti d’una vita lodevole. Nominò Aproniano prefetto di Roma, Ottaviano proconsole dell’Africa, a Venusto affidò il vicariato di Spagna e promosse Rufino Aradio alla dignità di comes dell’Oriente al posto di suo zio Giuliano di recente defunto. [5] Dopo aver preso queste misure come si conveniva, Giuliano fu atterrito da un presagio, che, come risultò dai fatti, era chiarissimo. Era morto improvvisamente per un’emorragia Felice, comes largitionum, ed era deceduto dopo di lui il comes Giuliano, per cui il popolo, osservando le iscrizioni pubbliche, leggeva: «Felice, Giuliano e l’Augusto»4. [6] Precedentemente c’era stato un altro presagio sinistro: proprio alle calende di gennaio, mentre Giuliano saliva i gradini del tempio del Genio, il sacerdote più anziano del collegio, senza che nessuno lo urtasse, cadde improvvisamente ed inaspettatamente spirò, il che i presenti, non si sa se per inesperienza o per desiderio di adulazione, affermavano fosse un presagio per il più vecchio dei consoli, cioè per Sallustio; invece, come poi risultò chiaramente, il fatto preannunciava l’approssimarsi della fine non al più anziano, ma a colui che fosse il più elevato per dignità. [7] Oltre a ciò, pure altri presagi di minor importanza preannunciavano ripetutamente ciò che poi avvenne. Proprio all’inizio dei preparativi per l’impresa partica giunse la notizia che Costantinopoli era stata colpita da un terremoto. Gli esperti in quest’ordine di fatti dichiararono che si trattava di un presagio non lieto per un comandante che si apprestava ad attaccare territori stranieri. Perciò lo



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