Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta by Andrea Camilleri

autore:Andrea Camilleri [Camilleri, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
Google: Rn_-sgEACAAJ
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2015-01-14T23:00:00+00:00

I cacciatori

Uno

Vicenzo Scozzari era un quarantino di bona famiglia che faciva il comercianti all’ingrosso di ciciri e fave, come lo era stato sò patre.

Bitava a mità del corso di Vigàta e sutta alla sò bitazioni ci stava il granni magazzino indove tiniva la merci e che era collegato con l’appartamento da ’na scala ’nterna di ligno.

Come aiutanti aviva un picciotto di magazzino vintino, Manueli, sperto e ’ntelligenti, che abbadava a ogni cosa, sapiva trattari coi clienti e lo sostituiva spisso e volanteri.

Pirchì Vicenzo, che non jocava, non viviva ed era fidilissimo a sò mogliere, ’na beddra trentina che di nomi faciva Teresina, aviva ’na sula passioni: la caccia, alla quali addedicava non sulo il tempo libbiro, ma macari quello non libbiro dato che c’era Manueli pronto in ogni momento a pigliari il sò posto.

Ma ogni vota che si nni partiva per annare a caccia, Vicenzo era ’ngustiato dal fatto che oramà non attrovava mai a uno che fusse uno disposto ad accompagnarlo.

Non è che a Vigàta ammancassiro i cacciatori, anzi ci nni erano tanti che abbastavano e assupirchiavano, ma il problema era che nisciuno voliva aviri a chiffare con lui.

Ma non era stato sempri accussì.

Abbisogna sapiri che la prima vota che Vicenzo era annato a caccia era stato propio nel capodanno del milli e novicento e vinti, quanno aviva vinticinco anni, ’nvitato da ’n amico di sò patre, don Mario Ticchiara, che gli aviva ’mpristato macari il fucili.

Col primo colpo aviva sbagliato un coniglio, col secunno aviva sbagliato un secunno coniglio e col terzo aviva finalmenti pigliato qualichi cosa.

Sulo che si trattava della gamma mancina di don Mario Ticchiara che era ristato zoppichiante per tutto il resto dei sò anni.

Alla secunna partita di caccia alla quali partecipò c’erano otto cacciatori e lui fu l’unico a non aviri pigliato nenti, pirchì aviva sbagliato tutti i colpi sparati.

’N compenso, mentri che la comitiva si nni stava tornanno a pedi a Vigàta, lui era ’nciampicato supra a ’na petra, aviva perso il quilibrio, e il fucili, che si era scordato di scarricare, gli era caduto ’n terra, era scasciato e ’na poco di pallini erano annati a finiri nell’occhio dritto di Totò Arena che ristò orbo di ’n occhio per il resto dei sò anni.

La terza e urtima vota che niscì ’n compagnia, non colpì manco un passaro, ma per sbaglio sparò alla testa di Micio Monaco che si nni stava acculato per fari un bisogno, scangiannolo per una lepri, e lo pigliò in piena vucca per cui Micio ristò sdintato per tutto il resto dei sò anni.

Doppo che capitò questo terzo ’ncidenti nel giro di qualichi misata, al circolo della caccia si tenni ’na riunioni straordinaria di tutti i soci senza avvirtiri però a Vicenzo.

«Quest’omo» esordì il presidenti «è capace di fare cchiù danno di ’na passata di qualera».

«Ma ci vidi mali?» si ’nformò uno dei soci.

«Quanno mai! Di vidirici, ci vidi benissimo! Il problema è che è totalmenti ’ncapace di pigliari la mira!».

«Ma biniditto Dio» ’ntirvinni ’n autro socio. «Se è accussì nigato per la caccia, pirchì si ’ntesta a cacciari?».

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