Lea Landucci by Una gioia. Sarà per sempre (2021)

autore:Una gioia. Sarà per sempre (2021)
Format: epub

Alex

«Vorrei far conoscere la mia ragazza a Gioia», esordisco. Sono molto nervoso, non faccio che deglutire. È la prima volta che dico una cosa del genere a Marina da quando ci siamo lasciati.

«Ok.»

«Ok? Tutto qui?» le chiedo.

«Non ho voglia di giocare a questo gioco, Alex. Dimmi tu cosa dovrei dire e la dirò», replica seccata.

«Cosa succede, Marina? Ti vedo strana.»

«Non succede niente», taglia corto. Mi guarda, poi torna a sistemare nell’armadio la biancheria pulita di Gioia. La conosco da quasi dieci anni, ormai so come farla parlare. Basta tacere, lasciare che si accorga del suono del silenzio.

A un certo punto si blocca, poi sbatte alla rinfusa nell’armadio il resto dei vestiti e si siede sul letto di nostra figlia, tenendosi il viso tra le mani.

«È proprio questo niente che non sopporto», mi confessa piano. «Ogni giorno della mia vita è identico al precedente, con la scuola di ballo non riesco a sfondare, come ballerina ormai sono troppo vecchia, sono una fallita.»

«Ma di cosa stai parlando?» Mi siedo accanto a lei e le consegno Z-Z in custodia. Lo ha regalato lei a Gioia, quando aveva tre anni, e da allora non se ne è più separata. «Hai appena girato un videoclip», aggiungo.

«L’hai visto?» In un attimo si rianima. «No, perché, se non l’hai visto te lo faccio vedere subito», continua sarcastica. Sfila il cellulare dalla tasca dei jeans, digita frettolosamente qualcosa e mi passa il cellulare: «Guarda».

Si vede questo tizio sulla trentina vestito da ragazzino, con le mutande che gli spuntano dai jeans oversize e un cappellino da baseball col simbolo del dollaro placcato in oro. Scende da una decappottabile color argento tenendo al guinzaglio una scia di ragazze mezze nude che lo seguono sorridendo, con il collo chiuso in un collare borchiato. Tra queste Marina non c’è, per fortuna. Poi parte la canzone, cambia l’inquadratura e si vede una suite di quello che sembra un hotel extralusso, piena di postazioni per la lap dance. Ognuna di queste è occupata da una ragazza con un microbikini che balla strusciandosi al palo, alcune addirittura lo leccano. Il tizio continua a cantare, seduto su una specie di trono, dicendo che prima si fotterà quella e poi quell’altra. A un certo punto l’inquadratura indugia su due natiche separate da una specie di tanga di pelle nera che twerkano a ritmo di musica.

«Bene», mi interrompe Marina sfilandomi il cellulare dalle mani, «ora mi hai visto.»

«Cosa? Ma se non c’eri! Hanno tagliato le tue scene?»

«C’ero. Quel culo era il mio. Quelli sono gli unici due secondi di inquadratura che mi hanno concesso e non mi si vede nemmeno la faccia», piagnucola frustrata, lasciandosi cadere stesa sul letto.

«Be’, non vorrei sembrare il bacchettone che non sono, ma forse è meglio così. Credo sia abbastanza svilente essere trattata come donna oggetto da un tizio basso, tozzo e con le capsule dorate sui denti.»

«Ti rendi conto di quanto sia sessista questa affermazione?» ribatte inviperita mentre si alza al volo e si posiziona in assetto da guerra.

«Veramente stavo proprio dicendo che ci vorrebbe più rispetto.

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