L'editor by Steven Rowley

L'editor by Steven Rowley

autore:Steven Rowley [Rowley, Steven]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2021-02-25T12:00:00+00:00


20

LA camera di Kenny aveva il soffitto spatolato. Con una decorazione a stucco. Comunque si dica. Una piaga tipica delle case suburbane tra gli anni Sessanta e Settanta. Perché perdere tempo a chiudere le crepe quando basta applicarvi sopra strati su strati di orribile poltiglia e farlo passare per stile? Guardate tutti che adorabile pastiche di stucchi del ferramenta locale, guardate che effetto rustico! Non sembra proprio come nuovo? Questi trattamenti sono una frode. Non riparano il soffitto sottostante, le fessure, le debolezze, le imperfezioni. Servono solo a ricoprirle. Ma adesso non so come lo stucco è sparito e cerco di ricordare quando sia stato tolto, chi abbia fatto il lavoro e perché, in una famiglia che a quanto pare adora coprire gli errori e le deformità con melma e menzogne, qualcuno abbia avuto la previdenza di dire: No, qui dobbiamo sistemare i danni.

«Sei sveglio?» chiede Daniel.

Siamo sdraiati sulla schiena e stringiamo la coperta tirata fin sotto il mento, gli occhi spalancati nel buio, entrambi timorosi di fare qualcosa di più che respirare. Conto mentalmente fino a quindici. «Tu dormiresti? Se fossi al mio posto?»

Daniel sospira, l’anidride carbonica e l’ossigeno in eccesso gli increspano le labbra.

Naomi si è offerta di stare nella mia stanza, dove c’è il mio vecchio letto singolo, perché è da sola, e Aaron dorme per terra in un sacco a pelo di He-Man. Kenny ed Ellen vivono abbastanza vicino da passare la notte a casa loro, così io e Daniel ci siamo sistemati nella vecchia camera di Kenny, più grande e più comoda per gli ospiti. Kenny ci ha invitati a dormire a casa sua, da fratello maggiore finalmente arrivato per accompagnarmi a casa – anche se dove sia e che cosa sia ormai la mia casa, non lo so più con certezza –, ma gli ho detto di non essere sciocco. Sono adulto; so difendermi da solo dai bulli, ormai. Così hanno preso William e Zachary e sono andati via; Ellen mi ha tenuto la mano per qualche secondo di troppo, lasciandomela andare appena prima che diventasse imbarazzante, poi sono usciti.

La bulla è in camera sua, dall’altra parte del corridoio.

Sono rimasto seduto al tavolo da pranzo per molto tempo dopo che gli altri si erano alzati, come facevo da bambino quando non mi permettevano di allontanarmi perché mi ero rifiutato di mangiare i piselli. Mia madre si è ritirata in camera sua; Naomi ed Ellen hanno pensato ai bambini. Kenny e Daniel sono rimasti con me per un po’, ma poi Daniel si è alzato, perché qualcuno doveva pur sparecchiare, e Kenny ha raggiunto Naomi per discutere con lei.

Dopo un po’ siamo andati tutti a letto.

Stringo gli occhi per studiare il soffitto in modo più approfondito, ma l’unica luce è quella della luna di novembre, il cui bagliore azzurrino addolcisce l’intera stanza; non riesco a dire dove finiscano le pareti e cominci il soffitto, sembra di stare in un igloo. Manca un mese all’inverno, almeno stando al calendario, ma dal davanzale si insinua un soffio gelido che mi investe come un sussurro portatore di altri segreti devastanti.



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