L'era degli Yilané by Harry Harrison

autore:Harry Harrison [Harry Harrison]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science Fiction
ISBN: 9788842903963
editore: Nord
pubblicato: 1989-02-09T00:00:00+00:00

CAPITOLO DICIOTTESIMO

Il modello aveva uno scopo pratico, era essenziale per il progetto e la costruzione della città. Ma come tutto ciò di cui le Yilanè si servivano doveva essere impregnato di un significato suo, di una completezza che andava oltre le necessità immediate. Un disegno su carta avrebbe potuto adempiere benissimo le stesse funzioni, così come una carta bastava per stabilire la rotta di un uruketo. Ma le carte nautiche erano un espediente a cui si ricorreva per mancanza di spazio, una risposta utilitaria a esigenze pratiche. E poiché in città non esistevano simili restrizioni era stato fatto un modellino di Alpèasak, basilare per pianificarne la crescita e nello stesso tempo piacevole da osservare e possedere.

Vaintè vi girava intorno a passi lenti, enormemente soddisfatta. Era stato molto perfezionato da quando Sòkain e le sue ben addestrate assistenti erano giunte da Inegban<. Dove prima c’era un rozzo insieme di simboli e contrassegni, ora i particolari più minuti avevano preso vita e sostanza. Alberi e piante in miniatura costituivano il cuore della città, estendendosi in gallerie e passaggi fra le strutture che circondavano l’ambesed. Vaintè si chinò sulla mezzaluna dorata della spiaggia della nascita e vide che perfino il muro di spine era riprodotto in ogni dettaglio.

Ma come al solito dietro di lei c’era Alakensi, a ricordarle che Malsas< avrebbe ricevuto esaurienti rapporti su ogni sua mossa, ogni sua decisione, come un’ombra che avvelenava anche quei rari momenti di piacere.

E al seguito di lei veniva Kerrick, poiché questi erano adesso i desideri dell’Eistaa. Il ragazzo non si poneva domande, anzi in quel momento era ancor più interessato di Vaintè a ciò che vedeva, e badava bene a nascondere la sua eccitazione. Mai avrebbe immaginato l’esistenza di un modellino della città. Doveva studiarlo. Doveva impararne a mente ogni particolare, e quando fosse stato il suo giorno, il giorno della fuga, avrebbe saputo come raggiungere senza errori la salvezza. Qualche passo dietro di lui camminava Inlènu<, con in mano la corda che li univa. Kerrick s’era ormai così abituato alla sua presenza che per la maggior parte del tempo riusciva a dimenticarsene. L’aveva catalogata fra i fatti inevitabili della vita, non potendo far altro, e la accettava come un prolungamento vivente del suo collare. Quando lui si fermava lei faceva lo stesso, ma solitamente guardando altrove e senza ascoltare ciò che veniva detto, immersa nei suoi pigri e placidi pensieri, finché uno strattone alla corda la rimetteva in movimento.

Intorno al modello c’era soltanto uno stretto passaggio, cosicché le onnipresenti e sempre curiose fargi erano costrette a starsene fuori. Si accalcavano sulla porta, facevano commenti sulla bellezza di quell’opera e ammiravano le dimensioni del tetto trasparente che lasciava filtrare una luce dorata.

Vaintè giunse sul lato opposto della città in miniatura, dove le addette stavano lavorando, e Sòkain era così intenta a dirigerle che si accorse soltanto allora della sua presenza.

Si alzò subito. – Benvenuta, Eistaa, benvenuta! – disse, e senza deporre la bulbosa creatura arancione che aveva in mano si spazzolò via il fango dalle ginocchia.

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