Lieto fine by Sconosciuto

Lieto fine by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2013-11-03T23:00:00+00:00


Mi leverò e andrò ora, andrò a Innisfree,

E costruirò una capanna laggiú, fatta d’argilla e canne;

Nove filari a fave avrò laggiú, un’arnia per le api da miele,

E solo starò nella radura ronzante d’api.

Benché ordinare nove ostriche fosse piuttosto sofisticato, pensò Nicholas, c’era qualcosa di totalmente assurdo in quei nove filari di fave. Le ostriche si contano naturalmente in dozzine e mezze dozzine – per quanto ne sapeva, potevano anche crescere sul fondo del mare, in dozzine e mezze dozzine –, perciò c’era un qualcosa di comprensibilmente elegante nell’ordinarne nove. Le fave, d’altro canto, crescevano nei campi in ordine sparso o a gruppetti, il che rendeva del tutto ridicola e affettata la scelta del numero nove. Tutto ciò che riusciva a fare era evocare la dissonante visione di un agglomerato urbano nel quale era improbabile ci fosse spazio per una capanna di paglia e argilla e per una radura ronzante di api. Evidentemente la Cassetta degli attrezzi per lo spirito considerava Innisfree l’espressione piú alta del talento di Yeats, e non c’era dubbio che il Crepuscolo Celtico, con la sua innocenza artefatta e i suoi effetti dozzinali, si attagliasse perfettamente alla visione ultramondana di Eleanor, ma in realtà il Bardo irlandese era emerso da una irrilevante nebbia purpurea solo quando era divenuto il portavoce di un ideale aristocratico. “Tra i prati in fiore d’ un uomo ricco / e il fruscio dei suoi colli coltivati / Scorre di certo la vita senza ambiziosi dolori / E piove vita finché il bacino è colmo.” Erano quelli i soli versi di Yeats da mandare a memoria, e non a caso erano gli unici che Nicholas avesse imparato. Quei versi inauguravano una meditazione sugli uomini “crudeli e violenti” che compivano grandi imprese e edificavano imponenti palazzi, e su cosa accadeva alla loro grandezza quando, con il trascorrere del tempo, si trasformava in mero privilegio: “E i pronipoti di tanta casata / Tra bronzi e marmi, non saranno che topi.” Un’analogia rischiosa, non fosse stato per tutte le ville infestate dai topi in cui accadeva di imbattersi. Ecco perché, suggeriva Yeats, era cosí essenziale mantenere ben vive la crudeltà e la rabbia, in modo da combattere gli effetti debilitanti di una gloria ricevuta in eredità.

La voce di Annette raddoppiò in straziata dolcezza per la seconda stanza.



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