L'incosciente by Diego Cugia
autore:Diego Cugia
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2003-05-14T16:00:00+00:00
Engelmond ha spento il microfono, si è accucciato davanti a me e ha sussurrato con dolcezza: «Lo so, Svevi, che lei al suo cane voleva bene». «Sì.»
«Ma non abbastanza.»
Ho annuito.
12
La testimonianza del cugino di Macapà mi ha ingenerato uno smarrimento assoluto. Chi erano, veramente, gli altri? Come mai ricordavano gli episodi che io, ritenendoli marginali, avevo scartato dalla memoria? Era mai possibile che lo stesso fatto, vissuto da entrambi nel medesimo luogo e alla stessa ora, in me si bruciasse in un attimo, mentre avrebbe consumato un altro nella combustione lenta e inesorabile del risentimento? E perché questo stesso risentimento, invece di essere espresso all'istante, nidificava e covava nella mente degli altri come un cancro maligno e silente, senza produrre segnali esterni visibili, anzi, camuffandosi da amicizia complice, parentela affettuosa, o amore disinteressato? Potevo essere il solo a inalberarmi? Io, l'unico esente da questa inevitabile procedura? Non ero stato a mia volta, in migliaia di occasioni, l'altro di un altro? Naturalmente non mi sembrava di avergli riservato il medesimo servizio, ma riflettendoci bene, era una virtù o un'aggravante?
«Figlio mio, non sai tenerti un cece in bocca» mi rampognava mia madre. Quanti ceci avevo sputato nella vita con un'esternazione concitata e febbrile? Se un altro mi faceva incazzare, gli dicevo: «Mi stai facendo incazzare». Quando al cinema rivedevo il cacciatore che spara alla madre di Bambi, scoppiavo a piangere anche alla mia età . Se mi attirava il seno di una signora a un cocktail, le dicevo: «Quanto vorrei carezzarle il seno, signora». E se azzeccavo un ambo al lotto, il minuto dopo lo sapevano tutti. Si capisce, intendevo renderli partecipi della mia felicità . Possibile che non mi fossi mai reso conto di provocargli un'insanabile invidia? O di aver messo a disagio la signora dal seno fatale? La sincerità -tà -tà -tà , era stata la mia trombetta. L'avevo suonata come la fanfara dei bersaglieri a passo di carica sul corpo degli altri. Perché mi ero comportato così? Mi sono risposto: "Mi sembrava bello".
Be', per gli altri non era stato bello.
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