L'Invenzione della Terra by Franco Farinelli

L'Invenzione della Terra by Franco Farinelli

autore:Franco Farinelli
La lingua: eng
Format: epub, mobi
pubblicato: 2015-08-06T16:00:00+00:00


11. Terra, spazio, territorio

In virtù di che cosa il neonato inghiottito dal punto di fuga del Portico degli Innocenti subisce la propria grande trasformazione? Che cosa ne rende possibile la metamorfosi?

Leon Battista Alberti non ha dubbi circa la natura di quel che s’intravede dietro il punto di fuga, anche se ha ancora qualche timore nel nominarlo: l’infinito, cioè il vuoto, l’assenza di un centro stabile e fisso. In altri termini il contrario dello spazio, il contrario della grande visibile figura moderna del mondo di cui la prospettiva è il principale veicolo. Chesterton, lo scrittore inglese, spiegava che il modello della croce contiene al proprio interno una collisione e una contraddizione, ed è questo che ne assicura la vitalità e la forza. Lo stesso vale, in un diverso senso, per la prospettiva. Da un lato essa implica l’infinito, qualcosa che la cultura occidentale riesce a pensare senza difficoltà soltanto nel Settecento. Dall’altro, la sua forma è la matrice di un progetto, di un disegno, cioè di un piano di trasformazione, anche in senso politico, dell’esistente: include l’intervento su tutto quel che è finito. La trasformazione del finito attraverso l’infinito: è questa la grande contraddizione che sta alla base della modernità. Ed è quella contraddizione di cui il più grande degli artisti fiorentini del tempo ha compiuta coscienza. Sto parlando di Michelangelo e delle statue che ancora oggi, in copia, ornano la Piazza della Signoria, la Piazza dei Signori come allora si chiamava.

È ancora nelle Storie del Vasari che si trova il racconto dell’accoglienza che nel 1504, circa un’ottantina d’anni dopo la costruzione del Portico degli Innocenti, il popolo fiorentino riserva al David di Michelangelo. In particolare, il Vasari riporta il giudizio di un signore molto importante perché era allora il Gonfaloniere della città, cioè alto magistrato del comune, Pier Soderini. Il quale quando Michelangelo scoprì la sua grande statua ebbe qualcosa da ridire: qualcosa di futile, in apparenza, ma in realtà di straordinaria importanza per la comprensione della natura della modernità, e di tutto quello che andiamo dicendo.

Bisogna ricordare che molto più di ora Firenze a quell’epoca era una città di artigiani cioè di artisti, e nessuno poteva sottrarsi alla critica, spesso beffarda, delle proprie opere da parte dei concittadini, per non dire dei diretti rivali. Nel caso del David e di Pier Soderini, il giudizio verte sulla grandezza del naso della statua, che a quest’ultimo sembrava un po’ più grande del dovuto. Ed egli non manca di manifestare immediatamente, ad alta voce e in pubblico, la sua opinione, non appena alla statua, in piazza, viene tolto il velo. Michelangelo allora raccoglie un po’ di polvere di marmo rimasta sull’impalcatura, prende gli attrezzi, sale sulla scala, si accerta che Pier Soderini non possa controllare fino in fondo il suo movimento, e facendo finta di dare sul naso del David con scalpello e mazzuolo, fa cadere a poco a poco la polvere di marmo che ha raccolto. Ad un certo punto smette, scende e chiede a Pier Soderini che cosa adesso ne pensi.



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