L'Italia del miracolo by Indro Montanelli Mario Cervi

L'Italia del miracolo by Indro Montanelli Mario Cervi

autore:Indro Montanelli Mario Cervi [Mario Cervi, Indro Montanelli]
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
editore: BUR
pubblicato: 2016-07-23T22:00:00+00:00


CAPITOLO DECIMO

LA LEGGE-TRUFFA

Negli ultimi mesi del 1952 De Gasperi, provato e allarmato dall’andamento delle amministrative, aveva la sensazione che la DC fosse minacciata d’assedio, e d’isolamento. Le destre erano cresciute impetuosamente, le sinistre tenevano e un po’ risalivano la china, gli alleati della Democrazia cristiana denunciavano in più d’una occasione turbamenti e velleità di sganciamento. Il momento magico dello scudo crociato era passato, e passato per sempre. La maggioranza assoluta era stata lo straordinario frutto di circostanze eccezionali. Per De Gasperi – e per chiunque sapesse annusare il vento che tirava – era certo che nelle politiche del 1953 i democristiani non avrebbero più sfiorato il 50 per cento dei voti, e non avrebbero più potuto dominare, da soli, il parlamento.

Nacque così l’idea d’una nuova legge elettorale che concedesse un premio di maggioranza a quel partito, o a quella coalizione di partiti, cui andasse anche un solo voto in più del 50 per cento. Il primo suggerimento al riguardo sembra che sia venuto non dall’Ufficio studi della DC, ma da quello dei socialdemocratici. Lami Starnuti, segretario del PSDI, aveva scoperto in Francia gli apparentamenti, introdotti in Italia, lo si è visto, per le amministrative del ’51 e ’52. Ora si trattava di trasferirne l’esperienza alle politiche. I ruoli dei leader democristiani nell’iniziativa non sono molto chiari. Essa fu attribuita a Scelba, che peraltro dimostrò perplessità. De Gasperi, che successivamente difese a oltranza e fece propria con vigore la legge, non ne fu subito convinto. Sta di fatto che, a un certo punto, il progetto del premio di maggioranza cominciò a camminare, sostenuto dalla DC, accettato alquanto di malavoglia da liberali socialdemocratici e repubblicani, fieramente avversato dalle sinistre che però non s’erano accorte subito degli effetti che la legge poteva sortire: la coalizione che fosse riuscita a superare il traguardo della metà più uno dei voti si sarebbe aggiudicata i due terzi dei seggi in parlamento, il resto sarebbe andato alle opposizioni.

L’approvazione della legge sembrava scontata: la DC disponeva della maggioranza assoluta alla Camera, e inoltre poteva contare sull’apporto degli alleati. Ma pur in condizioni di apparente debolezza, l’opposizione dimostrò combattività, inventiva, capacità propagandistica. La sua strenua lotta contro la legge che concedeva il premio di maggioranza si avvalse di tre armi: l’ostruzionismo parlamentare, strumento tecnico e alla lunga sterile; la coniazione d’uno slogan di tremenda efficacia, quello di «legge-truffa», diventato in breve tempo un luogo comune; l’asserita analogia tra la legge di De Gasperi e la legge Acerbo del tempo fascista, che stravolgeva anch’essa il rapporto di forze espresso dalle urne, ma in ben altra misura: dando cioè i due terzi dei seggi al partito che avesse ottenuto da solo almeno il 25 per cento dei voti.

Il filibustering – ossia l’ostruzionismo parlamentare realizzato sfruttando all’estremo i regolamenti, e inondando gli emicicli di discorsi divagatori il cui unico scopo era quello di guadagnar tempo e d’impedire che la legge sul premio di maggioranza fosse in vigore prima dell’imminente appello alle urne – era un espediente antico. L’opposizione se n’era largamente servita, alla fine dell’Ottocento, per bloccare i decreti autoritari di Pelloux.



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