L'OCCHIO DEL GATTO by Bevilacqua Alberto

L'OCCHIO DEL GATTO by Bevilacqua Alberto

autore:Bevilacqua Alberto [Alberto, Bevilacqua]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 1968-01-02T00:00:00+00:00


Era un piatto di Bassano con fiori e ali d'uccelli. Al centro del marmo, l'ho spostato con un dito. $è andato giù.

Disintegrandosi, ha irradiato le sue scaglie contro l'armadio da sacrestia ispirato ai motivi architettonici borrominiani. Così finisce la festa della conforti, con un rumore. Il venerdì fatale è già diventato ieri. Calpesto le scaglie, le nascondo sotto la suola, allorché la conforti riappare. Mi punta dalle scale. Ma non ha fatto in tempo, non mi ha visto. Intanto la festa, la villa dell'Aventino hanno un odore di giorno che sopravviene; o è questo odore che cade sulfureo di cavo arroventato, i riflettori che si spengono. Sparito l'occhio, nella finestra rimane l'orbita metallica; con uno sfrigolio fumavano la gomma, il ferro bruciati: erano dieci riflettori collocati in ogni punto sui tavoli, non cacciavano più chiamavano gente, già dalla piramide la costruzione appariva un globo bianco.

Questa è una ragazza dai capelli cortissimi. Non so chi sia.

Poco fa la inseguivo tra i riflettori, si nascondeva. Lei sì mi ha visto. Sta seduta, gli occhi immobili, ubriaca credo, ha trovato un equilibrio sul gradino. Sorride, alza il braccio.

Senza guardare sceglie con due dita un bicchiere da un mazzo di cristallerie di baccarat: lo tiene sospeso sopra la testa, lo lascia. Il bicchiere rotola nei gradini, si spacca ai piedi della consolle.

Io faccio cadere un portacenere.

Anche lei un portacenere.

Il salotto a due piani con scala è decorato a papier peint parigino: ne afferro una punta. Strappo. Mi segue il rumore della carta lacerata, lascio il lembo che dondoli sulla ferita gessosa del muro. La mano della ragazza mi imita, le unghie si incidono.

Stavolta la conforti vede. Ha già salutato gli ospiti. Aspetta che anche gli ultimi se ne vadano. Si sposta in vestaglia dalla camera da letto alla scala, ha sonno, fissa la ragazza con disperata stanchezza e altri due, poi un terzo; il lembo strappato da loro è molto più grande del mio, cala come una bandiera con un gemito di tutta la parete.

Non ha il coraggio di gridare smettetela. Li richiama con la forza degli occhi, le mani strette nella ringhiera: si voltano, la guardano, sono già via; ora ci sono io sul gradino, anch'io la guardo, le sorrido. Ciao, le dico. Mi ha girato le spalle.

Piccola coppa in ceramica: la spingo, rotola nel buio. Mi aggiro in un piano senza luce. L'altra ragazza delle fotografie la vedo da quassù, un candeliere illumina la parete; l'ho portata con me, le ho detto: mia moglie mi ha invitato a una festa in casa sua. Hai una moglie, tu, osservava vestendosi: non sapevo, è curioso. Per tutta la serata, non l'ho vista quasi; ora dorme con le braccia sulla spalliera, c'è una fotografia di lei in poltrona dove si assomiglia, ma non è in lungo come qui, ha un asciugamano credo o neanche. Il vaso con figure e uccelli stilizzati invece non rotola, si spacca a terra con un colpo solo; procedo in un altro corridoio buio, tocco le porte, ne apro una, dentro una persona respira.



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