L'ultima Crociata by Royal

L'ultima Crociata by Royal

autore:Royal [Royal]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-01-26T17:34:55+00:00


CAPITOLO DICIANNOVESIMO

Dal diario della duchessa Francine

La mattina in cui avremmo dovuto partire per Plock, capitale della Mazovia, d'improvviso Conrad cambiò idea. Il barone Wiktor Banki ricevette l'ordine di viaggiare a bordo della mia carrozza al posto dei barone Gregor, insieme a me, alle mie damigelle e a quella noiosa sgualdrinella che Conrad ha scelto come serva. Le altre quattro carrozze del nostro convoglio, trainate da cavalli normali, avrebbero potuto giungere a Cracovia soltanto al tramonto, ma noi, con le Grandi Persone, avremmo potuto arrivare un'ora prima di pranzo, e Conrad insistette per fare cosi. Quando obiettammo che senza una scorta più numerosa saremmo stati in pericolo, rise, replicando che la sua spada non aveva uguali e che comunque tutti i Mongoli erano morti o fuggiti. Naturalmente, sbagliava.

Alla cerimonia d'incoronazione, Conrad si era comportato in modo tanto orribile che rifiuto di scriverne. A stento ero riuscita a convincere i notabili dei tre ducati che era ancora sconvolto dalle esperienze della guerra e che avremmo dovuto attendere la mattina successiva. Per fortuna, Conrad nel frattempo aveva riacquistato la ragione e aveva deciso di compiere l'unica scelta giusta.

Una volta accettato il titolo di duca, aveva posto saggiamente Sandomierz sotto il controllo assoluto del suo fidato esercito, ignorando i notabili che lo avevano eletto, di cui non aveva più bisogno. I soldati lo avrebbero seguito all'inferno, oppure vi sarebbero andati da soli, se lui l'avesse ordinato.

Ero cosi fiera di lui, che non mi lagnai neppure della sua nuova puttanella bionda.

Talvolta Conrad è geniale, ma talaltra è assolutamente stupido. Oppure nella cattedrale di San Giacomo ha recitato, in modo che i suoi nuovi progetti fossero accettati subito e senza obiezioni? Tante volte ha ottenuto un successo completo comportandosi in modo apparentemente stupido, che può anche darsi che sia davvero tanto astuto.

Nondimeno, mi rifiuto di crederlo: è impossibile. È soltanto fortunato. O almeno, credo.

In ogni modo, non lo fu molto durante il viaggio a Cracovia. Quel mattino, ci precedeva di alcune grosse di yarde, allorché due Mongoli sbucati da un boschetto a una grossa di yarde dalla ferrovia lo assalirono. Il barone Wiktor sfoderò la spada e balzò giù dalla carrozza, per difenderlo. Intanto, Anna parti al galoppo per soccorrerlo, lanciando un nitrito di avvertimento.

Ma la distanza era troppa: prima che Anna arrivasse, tutto fini. Un Mongolo scagliò uno di quei micidiali giavellotti che a breve distanza erano in grado di sfondare persino le armature migliori. Ma Conrad, girandosi, lo troncò a metà con la spada. Con un altro colpo, staccò di netto la testa e un braccio al Mongolo. Senza curarsi delle due frecce che lo colpirono mentre faceva girare Silver, parti alla carica e si scontrò con l'altro Mongolo, facendolo cadere insieme al cavallo. Un altro colpo della lama portentosa

tagliò a metà l'elmo e il cranio del nemico, che, stordito, cercava di rialzarsi.

D'improvviso, si diffuse un silenzio profondo.

— Ben fatto, altezza! — gridò ser Wiktor, mentre la nostra carrozza di fermava. — Ho sentito narrare spesso del

tuo valore, ma questa è la prima volta che ti ho visto combattere.



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