L'ultimo guardiano. Artemis Fowl by Eoin Colfer

L'ultimo guardiano. Artemis Fowl by Eoin Colfer

autore:Eoin Colfer [Colfer, Eoin]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, Action & Adventure, General
ISBN: 9788804627173
Google: QtarNAEACAAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 2013-12-15T16:12:58+00:00


CAPITOLO 11 - MORTE PER MANO DI CONIGLI

SOTTO CASA FOWL, un PO’ A SINISTRA

Nessuno, umano o membro del Popolo, era stato dichiarato morto più volte di Bombarda Sterro, ed era un record, questo, di cui lui andava smodatamente fiero. Ai suoi occhi, essere dichiarati morti dalla LEP non era altro che un modo meno imbarazzante per loro di ammettere che gli era sfuggito per l’ennesima volta. Al bar degli evasi, Il Pappagallo Sbronzo, i certificati di morte della LEP erano stampati e affissi sul Muro degli Eroi.

Bombarda cullava cari ricordi della primissima volta in cui si era finto morto per sbarazzarsi della polizia. Santo cielo, possono essere già passati più di duecento anni? Il tempo vola più in fretta dell’aria dalla patta posteriore, come soleva sempre dire la nonna, che dio l’abbia in gloria.

Era impegnato in un lavoretto con il cugino Nordio, sulla montagna d’oro di Cantuccio, quando il padrone di casa era inaspettatamente rientrato in casa dal convegno di Atlantide, dove sarebbe dovuto rimanere a spese dei contribuenti per altri due giorni.

Odio quando tornano a casa prima del previsto, pensò Bombarda. Ma perché la gente fa di queste cose, quando sa benissimo che ci sono ottime probabilità di trovare un rapinatore in soggiorno?

Ad ogni modo, il caso aveva voluto che il padrone di casa fosse un ex membro delle forze dell’ordine, con regolare porto d’armi per uno sfrizzagente che aveva usato con gran gusto sui due cugini nani. Nordio era riuscito a scappare passando dal tunnel, ma Bombarda era stato costretto a portarsi le mani al petto e a fingere un attacco cardiaco per poi scaraventarsi dalla finestra e fingersi morto fino all’impatto con il fiume sottostante.

Fare il cadavere è stata la parte più difficile, ricordò Bombarda. Non c’è niente di più innaturale che tenere le braccia flosce quando vorrebbero mettersi a roteare in aria.

La LEP aveva interrogato il padrone di casa, il quale aveva enfaticamente dichiarato: Sì, l’ho ucciso. È stato un incidente, naturale, volevo soltanto mutilare quel nano e poi prenderlo a calci fino a fargli perdere i sensi, ma quell’idiota potete pure considerarlo morto. Nessuno può fingersi cadavere per un volo di tre piani.

E così, Bombarda Sterro era stato dichiarato morto per la prima volta. Ci sarebbero state altre dodici occasioni ufficiali in cui si sarebbe erroneamente creduto che avesse tagliato la corda per l’ultima volta e, a sua insaputa, in quel momento stava strisciando verso un’occasione ufficiosa.

Le sue istruzioni, del resto, erano semplicissime: scavare un tunnel parallelo a quello appena crollato, sgattaiolare nei rottami della Cupido e poi rubare tutte le armi conservate nell’armadietto. Scavare, sgattaiolare e rubare, tre dei quattro verbi preferiti di Bombarda.

Non so proprio perché lo sto facendo, pensò mentre scavava. Dovrei puntare verso la superficie e trovarmi una bella crepa. Dicono che l’ondata di morte di Opal ucciderà solo gli umani, ma perché correre un rischio così da irresponsabili con il grande dono della vita?

Bombarda sapeva bene che quel ragionamento era solo un mucchio di polpette di troll, ma riusciva a scavare meglio se era seccato, anche se l’oggetto del suo fastidio era lui stesso.



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