Luna rossa. La conquista sovietica dello spazio by Massimo Capaccioli

Luna rossa. La conquista sovietica dello spazio by Massimo Capaccioli

autore:Massimo Capaccioli [Capaccioli, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Science, General, Cosmology, History
ISBN: 9788843094974
Google: QQ3IxQEACAAJ
editore: Carocci
pubblicato: 2019-05-14T22:00:00+00:00


fig.09 Classica immagine di Jurìj Gagarin nella sua tuta da cosmonauta.

Tutto aveva funzionato, ma non alla perfezione. La navicella s'era sistemata su una traiettoria un po' più alta di quanto preventivato, con un perigeo a quota 190 km e un apogeo a 330. Bisognava riprogrammare la tempistica e la logistica del rientro, e incrociare le dita sperando nel buon funzionamento dell'unico motore di cui la Vostok era dotata per la decelerazione. Per ragioni di peso, infatti, non era stato previsto alcun duplicato da tenere di riserva (back up). S'era preferito collocare a bordo una riserva di cibo e di aria per sette giorni, contando sul fatto che in questo lasso di tempo la navicella sarebbe stata comunque frenata dall'attrito con l'atmosfera. Ora però, con un'orbita 100 km più alta, la tempistica per un rientro “naturale” si allungava ben oltre i limiti delle scorte. Non restava che sperare peril meglio. Korolëv decise di non caricare Gagarin di questa preoccupazione. Non era il caso di mettere il carro davanti ai buoi. Per parte sua “cedro”, che invece aveva capito tutto, si astenne dal farlo sapere al glavnij konstmktor per evitare di farlo agitare inutilmente. In seguito tutti si dimenticarono di raccontarlo al mondo per non macchiare la narrazione dell'impresa.

Jurij intanto si godeva il panorama e si produceva in esclamazioni di meraviglia frammezzate a frasi, diventate famose, che fanno pensare a “spiritose invenzioni” costruite dagli specialisti della propaganda del Partito. Dichiarazioni presumibilmente preparate a tavolino come questa: «Si vede tutto. Da quassù la terra è bellissima, senza frontiere né confini. Continuo a volare. Tutto procede normalmente, tutto funziona perfettamente, sto molto bene. E magnifico: la Terra è blu». E altre ancora, riguardanti la presenza di Dio («Non c'è nessun Dio quassù»), che vennero pronunciate da altri (in particolare, German Titov) ma che, secondo gli esperti del Cremlino, stavano bene in bocca a un'icona del socialismo ateo.

Poi, «mentre si trovava sulla verticale del Pacifico settentrionale, a nordovest delle Hawaii, la Vostok entrò nel buio della notte. Passata la Terra del Fuoco, tornò la luce, e alle 10:25, all'attacco dell'Africa occidentale, in prossimità del Angola Baikonur lanciò il comando che avviava la procedura di rientro. La navicella ruotò su sé stessa in modo da portare il retrorazzo sul davanti, dopodiché il motore a propellente liquido si accese regolarmente. Korolëv tirò un secondo sospiro. La frenata durò 41 Secondi. Poi un altro comando fece esplodere una carica per liberare dal provvidenziale motore, ormai inutile, la “piccola palla” dove si trovava Gagarin.

Il diavolo, che fino a quel momento aveva sonnecchiato, disinteressato all'impresa, si destò e volle metterci la coda. Un fascio di fili elettrici di collegamento impedì il distacco completo delle due unità, che presero a piroettare vorticosamente. Gagarin non si perse d'animo. Dopo qualche minuto, ormai sulla verticale dell'Egitto, i cavi finalmente si spezzarono per effetto del surriscaldamento da attrito con l'atmosfera, ma la capsula continuò la sua danza, forse a causa della simmetria della struttura. Con incredibile sangue freddo, “cedro” decise ancora una volta di non riferire nulla di tutto ciò a terra.



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