L'unico giorno giusto per arrendersi by Paolo Nespoli

L'unico giorno giusto per arrendersi by Paolo Nespoli

autore:Paolo Nespoli [Nespoli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-07-29T12:00:00+00:00


7

STELLA

Terminata la corsa, si presero del tempo per recuperare le energie e rilassarsi. Stella era a pezzi, ma avvertiva un’insolita fierezza, che stranamente però la metteva in imbarazzo. Aveva percorso la via dei leoni fino alla fine, come sua madre ventinove prima. Era così strano pensare a lei nei panni della sportiva. Continuava a domandarsi che tipo di relazione ci fosse stata fra lei e Manlio Santachiara. Si erano amati? Forse in un universo parallelo erano convolati a nozze e lei era la figlia dell’astronauta. Una “lei” differente, probabilmente più sicura di sé e più benestante.

Ma in questo universo Manlio Santachiara si era dimenticato di lei.

Quel giorno a pranzo sulla terrazza, un ampio ombrellone bianco era aperto sopra il tavolo. Nei piatti c’erano due spigole alle erbe in crosta di sale. Stella cercò di tornare all’attacco, ricordando a Manlio che le aveva promesso una conversazione a cuore aperto. Lui obiettò che il pranzo non era il momento giusto per affrontare questioni delicate. Posata la forchetta e mandato giù un sorso di vino rosso (aveva dichiarato che il bianco non gli piaceva, anche se forse si abbinava meglio con il pesce), la invitò a rilassarsi e disse che avevano entrambi bisogno di una pausa per recuperare le forze. Avrebbero ripreso il discorso nel pomeriggio.

Manlio si eclissò in camera sua e ne riemerse un paio d’ore dopo, con l’aria di avere dormito sui cocci di vetro. «Ultimamente ho problemi di insonnia» disse. «Mi sballa completamente il ciclo veglia-sonno.»

L’afa pomeridiana li accolse fuori dall’hotel e li perseguitò mentre passeggiavano per il lungomare. Manlio portava un paio di pantaloni lunghi di lino, una T-shirt chiara e sandali aperti. Si era messo un cappellino con la visiera marchiato NASA e degli occhiali da sole a goccia. Sembrava un americano.

«Va bene» sospirò. «Che cosa vuoi sapere?»

«Non mi sembri tanto felice di parlare» commentò Stella, che nell’attesa di avere delle risposte aveva accumulato parecchia tensione. Si fece coraggio e disse: «Come mai ti ci è voluto tanto? Hai ricevuto la lettera di mia madre e poi… cosa? L’hai chiusa in un cassetto e non ci hai pensato più?».

Stella si accorse che la sua voce suonava improvvisamente infantile e implorante, ma non poteva farci niente. Quella vicenda la feriva.

Manlio trasse un respiro profondo e parve raccogliere le idee. «Stella, sono stato assorbito da milioni di cose, tutta la mia vita è cambiata dall’oggi al domani ed è ancora sottosopra. Prima ero un astronauta, poi di colpo un cittadino straniero qualunque con il visto in scadenza. Non è stato facile entrare in questa nuova fase della mia vita. Per uno che aveva sempre corso a tutta velocità, trovarsi inattivo tutto a un tratto è stato… be’, traumatico. Senza contare le miriadi di controversie che ho dovuto smaltire. Gli astronauti non stanno sul podio del vincitore tutto il tempo.»

«Almeno voi ogni tanto ci salite.»

«L’unica vera vittoria è decollare. Sempre che ti sia concesso. E basta un nonnulla perché qualcuno ci etichetti come inadatti alla missione e ce la soffi sotto il naso, azzerando anni di addestramento.



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