L'UOMO CHE GUARDA by Alberto Moravia

L'UOMO CHE GUARDA by Alberto Moravia

autore:Alberto Moravia [Moravia, Alberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: italiano, no cover, public domain, archivio italiano
pubblicato: 2012-02-07T11:15:47+00:00


"So che ti deluderò, visto che durante l'amore guardi a me come se guardassi alla madonna. Ma io non sono la madonna.”

Tace un momento quindi riprende, fissandomi dritto negli occhi: "Io sono una porca, e mi piace fare l'amore come una porca.”

Domando con sforzo: "Come fanno l'amore le porche?”

"Lo fanno alla maniera degli animali. L'ho letto in un vecchio manuale per la confessione: more ferarum.”

"Ma quali animali?”

"I cani, i cavalli; era la prima volta che lo facevo in quel modo. E per me è stata una rivelazione.”

"Ma perché?”

"Non lo so. Forse perché gli volto le spalle e lui non mi vede e così posso fare tutte le smorfie che voglio; forse perché al contrario di te, è lui ad agire e io a subire; forse perché...”

A questo punto Silvia si interrompe e china il capo.

Insisto: "Forse perché?”

Rialza la testa e mi mostra un viso sorridente:

"Oh Dio, Dodo, perché vuoi sapere tutto, proprio tutto.”

Rispondo con rabbiosa sottigliezza: "Lo sai perché. Perché, almeno a parole, voglio che tu lo tradisca con me.”

Non rileva il mio sofisma, sta zitta un poco, quindi, dopo aver girato lo sguardo per il ristorante, dice sottovoce: "Beh, ecco. Proprio in quel momento, lui mi dice: 'Dimmi che sei la mia porca.' E io devo ripetere: 'Sì, sono la tua porca'.”

"Devi, no, tu non devi dire nulla. Ti piace dirlo e lo dici, ecco tutto.”

"No, debbo.”

"Ma perché?”

"Perché mi sta addosso, mi schiaccia la testa su un tavolo, mi sussurra all'orecchio: 'Se non lo dici, ti torco il collo'.”

"Brutale, no?”

"Certe cose sembrano brutali a dirle così. Ma la voce che le dice non lo è.”

"Com'è questa voce?”

"E la voce dell'amore.”

"Ma tu lo ami?”

"Ti ho già detto che non lo amo.”

Questa volta taccio. Il tetto mi è crollato sulla testa e io, in uno stato quasi di delirio, vado rovistando tra le macerie.

Silvia pare accorgersi della mia desolazione, perché mi tende la mano e dice: "Via, non essere così triste. Dopo tutto è meglio essere trattata come una madonna che come una vacca. Sto attraversando una fase animalesca, poi tornerò ad essere la tua immagine sacra, va bene così?”

Mi stringe le dita, un po' smaniosamente, come per eccitarmi a dire o fare qualche cosa. Improvvisamente le propongo: "Facciamo l'amore qui, adesso.”

"Ma che dici?”

"Sì, facciamolo come l'abbiamo fatto la prima volta, con gli sguardi.”

"Con gli sguardi? Cosa vuoi dire?”

"Fatti guardare.”

Silvia questa volta capisce e rivolge un'occhiata circolare alla sala del ristorante: "Qui? Ma in che modo?”

"Siamo chiusi in questo box e nessuno può vederci. Tu vieni a sederti accanto a me, tra me e la parete. Ti apri i pantaloni, un momento solo e io ti guardo.”

Domanda con compassione: "Mi ami dunque tanto?”

Accenno di sì con la testa, incapace di parlare.

Silvia si guarda intorno, poi si alza, fa il giro della tavola, rientra nel box, dalla mia parte. Io mi sposto sul bordo esterno della panca e lei si siede tra me e la parete. Ecco, si sdraia, afferra la linguetta della chiusura lampo e con un solo strappo l'abbassa completamente. Poi con le due mani allarga l'apertura sullo slip azzurrino, gonfio di un'ombra scura.



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