Mammut by Eva Baltasar

autore:Eva Baltasar [Eva Baltasar]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2022-12-12T23:00:00+00:00

Tre

L’assenza di desiderio mi fa inorridire. È come se questa creatura me l’avesse estirpato e mi usasse come uno strumento per soddisfare il suo. O forse piuttosto come una schiava. A metà mattina mi siedo a bere un caffè e il nuovo ospite, capriccioso e depravato, d’improvviso mi ordina di alzarmi. Dentro di me ho la creatura e un campanello. Apro il frigo e mangio in piedi, cucchiaiate di marmellata. Appena è sazia lancio il barattolo vuoto nella spazzatura e riprendo il caffè amaro, che è ormai freddo e mi lascia in bocca un retrogusto di posacenere. Mi angoscia immaginare cosa sta succedendo. Mi angoscia pensare di aver trattenuto dentro il seme del pastore. Che è avvenuto un innesto e un orribile, sproporzionato agnello sta crescendo nel luogo a lui destinato. Immagino un’urna imbottita, un ricettacolo a tenuta stagna. Passo la mano sulla pancia piatta e nulla lascia credere che io sia una dispensa. Ho fatto il test un mese fa. Ho guidato per trenta chilometri fino a una farmacia sconosciuta e ne sono uscita con un pacchetto avvolto nella carta velina. Sono entrata nel primo bar che ho trovato. Non c’era un tavolino libero. I clienti sembravano comparse, accostavano i bicchieri alla bocca e sfoggiavano labbra lucenti. Patatas bravas, crocchette, calamari. A ogni tavolo un trionfo di grasso. Mi sono venuti i conati e sono andata dritta al bancone. Maledicevo chi mi stava osservando. Persone di tutte le età. Animali. Avrei voluto che fossero tutti ciechi. Un mondo di ciechi in cui io ero l’unica con gli occhi sani. Otto o nove mesi di epidemia sarebbero bastati. Ho chiesto un bicchiere d’acqua frizzante e sono andata in bagno, mi sono chiusa dentro. Il pavimento era appiccicoso e non c’era carta. Mi sono coperta la bocca con una mano e ho trattenuto il fiato. Dove c’erano persone il mondo diventava sudicio. Più erano le persone, più era sudicio. Ho tolto la carta velina dal pacchetto della farmacia, ho gettato la carta nel water e ho aperto l’involucro per leggere le istruzioni. Erano davvero per cretini, ma le ho comunque seguite alla lettera. Ho fatto come dicevano e, con la mano zuppa di piscio, ho aspettato che uscisse la lineetta azzurra. Una sola lineetta, negativo. Ne è comparsa prima una, ma dopo qualche secondo erano già due. Ho gettato il test nel cestino e sono rimasta seduta sulla tazza finché qualcuno non ha bussato alla porta.

Ero incinta e non riuscivo a smettere di pensarci. Impossibile dimenticarmene anche solo per un istante, riposare. Il terrore pervadeva ogni cosa, come quando viene dichiarata una guerra. Di notte sognavo. Sogni di persecuzione in cui non potevo fuggire perché la pancia, enorme, mi aveva cancellato le gambe. Passavo la notte a cercare posti dove nascondermi, con le narici dilatate e il cuore atterrito. Mi inseguivano orde in uniforme. Camerieri, garzoni, piloti, cassieri, pastori. Uomini e donne di pezza. Uomini e donne di una forza fuori discussione, di una sporcizia senza pari. Volevano la mia pancia, prenderla, succhiarla.

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