Marco Perillo by Breve storia di Napoli (2021)

autore:Breve storia di Napoli (2021)
Format: epub
pubblicato: 2021-11-11T00:00:00+00:00

La Tavola Strozzi, raffigurante la città di Napoli vista dal mare in occasione del rientro della flotta dopo la vittoria contro Giovanni d’Angiò (1470, Museo nazionale di San Martino, Napoli).

Una prima insurrezione scoppiò in Calabria, dove Ferrante dové recarsi di persona per placarla, constatando che tra i congiurati vi erano persino suo cognato Marino Marzano e lo zio della moglie Giovanni Antonio Orsini. Da quel momento in poi quella coi baroni divenne una vera e propria guerra; le rivolte nelle varie città del regno furono all’ordine del giorno, tanto che il figlio di Alfonso dovette indebitarsi per far fronte all’emergenza.

La lotta coi potenti signorotti durò ben cinque anni, fino a quando nel 1462 il sovrano ne risultò vincitore. A quel punto si dedicò a mettere ordine nel regno e cercò di diminuire le spese della corte, adottando una rigida politica economica. Dopodiché passò alle vendette, facendo imprigionare il cognato e pignorando le sue terre per incamerarle nel demanio regio. Molti altri baroni ribelli furono condannati a morte, affinché nessuno osasse più rivoltarsi contro di lui.

Ne seguì un periodo di relativa quiete, durante il quale il re di Napoli entrò a far parte di una lega con Firenze e Milano dopo la morte di Cosimo de’ Medici e di Francesco Sforza. Con Milano, in particolare, i rapporti si rinsaldarono ulteriormente in seguito al matrimonio di suo figlio, il duca di Calabria Alfonso, con Ippolita Sforza. Peccato che della lega non entrarono mai a far parte Roma e la Serenissima, con le quali non mancarono forti momenti di tensione, nonostante la comune minaccia ottomana rappresentata da Maometto ii, le cui truppe finirono per conquistare Otranto nel 1480, faticosamente riconquistata un anno dopo da un esercito guidato dal duca Alfonso.

Dal punto di vista personale, essendo rimasto vedovo, Ferrante decise di risposarsi con la cugina Giovanna d’Aragona, unicamente per rinsaldare i rapporti con la terra d’origine, fortificando entrambi i rami della dinastia. Proprio quando sembrava che la sua vita potesse avviarsi verso la conclusione senza troppi traumi, ecco scoppiare una seconda congiura dei baroni, forse peggiore della prima. Le grandi spese di guerra contro i Turchi ottomani e alcuni insuccessi militari contro i Veneziani – i cui attacchi furono sventati solo grazie all’alleanza con Firenze – fecero credere ai signorotti che stavolta sarebbero riusciti nella loro impresa di scalzare il bastardo di Alfonso. La rivolta fu più dura e violenta della prima e vi presero parte personaggi del calibro di Alfonso Sanseverino, principe di Salerno; Pietro Guevara, conte di Ariano; Pirro del Balzo, gran conestabile e principe di Altamura; Francesco Coppola conte di Sarno; Francesco Petrucci, conte di Carinola e figlio del segretario del re Antonello, anch’egli coinvolto. Ognuno di loro bramava a ottenere nuovi diritti e ampio potere, ma al termine di scontri violentissimi anche stavolta furono costretti a capitolare.

Terminato il conflitto, nel momento in cui ci si aspettava spietate rappresaglie da parte del sovrano, egli sorprese tutti con un gesto di grande generosità; Ferrante invitò i baroni ribelli al matrimonio di sua nipote Maria Piccolomini con un nipote del conte di Sarno.

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