Marekiaro by Marek Hamšík

Marekiaro by Marek Hamšík

autore:Marek Hamšík [Hamšík, Marek]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788851052973
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


8

“Marek vieni qui!”. I miei compagni mi chiamavano in coro, le loro voci si accavallavano entusiaste e concitate, ma ciò che arrivava a me era un unico urlo di una squadra che voleva festeggiarmi. Ero entrato nella storia del Napoli, avevo raggiunto un mito. O forse stavo toccando il cielo con un dito. Diego Armando Maradona, lui. L’unico, l’assoluto.

Il Dio del calcio: da queste parti Maradona è stato il Messia, o persino qualcosa in più. Ovviamente conoscevo bene le imprese sportive del più forte calciatore di tutti i tempi, ma solo stando a Napoli ho compreso ciò che Maradona ha significato – anche dal punto di vista sociale – per un popolo intero: l’eroe, il liberatore che sconvolse gli equilibri storici del calcio italiano e per la prima volta portò lo scudetto a una società del Sud. L’artefice di un sogno che per Napoli e il Napoli si avverò dopo oltre sessant’anni di attesa.

Eravamo nel dicembre 2017, sul campo del Torino, e da troppe domeniche aspettavo quel gol. Ne avevo fatti 114 in dieci anni, me ne mancava uno per raggiungere Maradona come miglior marcatore nella storia del Napoli in tutte le competizioni, ma da un paio di mesi pareva che qualche strega si fosse messa di traverso impedendomi di segnare. Sembrava che la porta si fosse ristretta, e più mi convincevo che bastava restare tranquillo, più i minuti di gioco scorrevano veloci, senza che riuscissi ad agguantare il record.

Mister Maurizio Sarri non mi faceva sconti, e tutte le volte, in ogni partita, a metà del secondo tempo mi sostituiva. Non ho mai protestato, né mai gli ho chiesto di tenermi in campo fino alla fine. Io non ero al massimo della forma, né fisica, né mentale, ma lui ripeteva: “Tu per me giochi sempre”. Bastavano queste parole a darmi la carica e ogni volta pensavo: ci siamo, è la partita giusta.

D’altra parte, pur non essendo un attaccante il mio rapporto con il gol è sempre stato molto speciale. Da ragazzino, al Brescia, avevo deciso di entrare nella lista dei rigoristi: mi allenavo dal dischetto fino a sera per convincere l’allenatore, Rolando Maran, che poteva contare su di me. Lui pareva quasi intenerito: ero poco più che un adolescente dal carattere docile e il mister mi osservava da lontano mentre combattevo una delle mie prime battaglie. Non so quanto ci credesse veramente, so che io ero convinto che prima o poi gli avrei dimostrato di poter diventare un rigorista della squadra. Si fidò di me dopo che una sera ne realizzai 56 consecutivi. Ero sotto la doccia, stremato ma felice, Maran mi aspettò e prima di andar via mi disse: “Va bene, ho capito, puoi tirare i rigori”. Ecco, fu la mia prima vittoria personale.

Dieci anni dopo, quando il gol per eguagliare Maradona non arrivava, pensavo spesso a quel periodo. Sarri è uomo di poche parole, ma ha saputo sempre farmi sentire la sua fiducia, la sua stima. Giocavo sempre e mi sostituiva sempre, e un po’ ci restavo male, ma non mi sono mai abbattuto.



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