Mari Alessandro - 2015 - L'anonima fine di radice quadrata by Mari Alessandro

autore:Mari Alessandro [Mari Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788858770153
Google: G32gDQAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2015-02-24T23:00:00+00:00

33

A salvarmi dalle profondità tetre in cui quelle domande minacciavano di trascinarmi, o meglio annegarmi, è stata Evelina. Annunciata da un sms: Sono alle Vele tu? Le ho scritto dove mi trovavo e lei si è presentata in compagnia.

“Stai meglio, vedo.”

“Sì, solo un po’ di nausea. Ciao, Tania.”

Avvertirmi non sarebbe stata una cortesia straordinaria, ma un gesto consueto, l’abbiccì della nostra amicizia: forse Evelina ce l’aveva con me perché la stavo trascurando, e la presenza di Tania era un modo per avvertirmi che se fossi andata avanti così mi avrebbe rimpiazzato. O forse nulla di tutto ciò. Perché Tania l’avremmo incontrata in ogni caso. Per la medesima ragione che intanto andava ammassando nel centro commerciale un’orda di ragazze e ragazzi.

“Hai visto il video del suo ultimo pezzo? Si è rasato a zero.”

Tania non stava nella pelle. Quella sua maniera contenuta di non stare nella pelle. Alle diciassette-e-zero-zero era prevista un’esibizione di J.J. Respect. Il rapper. Tour promozionale. E in effetti avrei potuto intuirlo: non che si trattasse di J.J. Respect, ma della specie di concerto in programma. Perché dopo l’ora di punta del pranzo, con fracasso, una schiera di bestioni in maglia attillata aveva iniziato a disporre un cordone di transenne ai piedi delle scale mobili che andavano su e giù per le Vele.

“E quel berretto dove l’hai preso? È fichissimo!”

“Dario.”

“Perfetto per il concerto. Prima però voglio un paio di scarpe e un buco alle orecchie,” ha esordito Evelina dopo aver preso posto davanti a me, e utilizzando la fotocamera del suo Samsung a mo’ di specchietto. “Qui. Che ne dici?”

“Starebbe bene.”

“Lo penso anch’io. I buchi pari portano sfortuna. Però, uhm… patatine. Tu hai già mangiato!”

“Nell’attesa.”

“Ma non avevi la nausea?”

“È passata. Pasticche. Voi non avete ancora pranzato?”

“Siamo venute direttamente da scuola.”

“Ah.”

“Allora, Tania, patatine?”

“Non so.”

“Patatine.”

“Non mi vanno.”

“Tania!”

“Davvero, Evelina, non mi vanno.”

“Patatine!”

Tania si tormentava il labbro inferiore con gli incisivi, e siccome non desideravo assistere a una crisi mi sono intromessa: “Lasciale prendere quello che le pare. E tu non sei a dieta?”

“Poi vado a vomitare.”

Evelina mi ha guardato negli occhi, a lungo. Alla fine è scoppiata a ridere.

“A Davide piaccio come sono.”

Era sincera. Al punto che oltre a infondermi contentezza mi ha fatto invidia. Poca. Sana. Da amiche. A quanto pareva Davide non era un mezzo per cancellare la delusione di Paolo detto Vincent detto Vinnie, o magari sì, ma era anche una storia che forse nasceva.

“Ok, io patatine, e tu?”

“Insalata. Di pollo.”

Evelina si è messa in coda da McDonald’s, sguardo al Samsung. Prima di alzarsi aveva avviato una chat con Davide: “Se gli dico che siamo qui magari viene, o almeno passa a prenderci dopo.” Invece Tania è rimasta seduta insieme a me, e scampato il pericolo patatine si è rasserenata. La prospettiva di ammirare dal vivo J.J. Respect, all’anagrafe Giangiacomo Lepore, le ha anzi restituito tanto entusiasmo che al ritorno di Evelina con le ordinazioni ha persino assaggiato una patatina. “Buonissima.” Dopodiché è ammutolita, consumata dal senso di colpa. Così le ho chiesto delle lezioni della mattina. Volevo distrarla. Non era mia intenzione farla rabbuiare di più.

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