Marinai perduti by Jean-Claude Izzo

Marinai perduti by Jean-Claude Izzo

autore:Jean-Claude Izzo
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
editore: E/O
pubblicato: 2004-08-14T22:00:00+00:00


Diamantis camminava di buon passo. Dopo esser uscito da Le Mas si era fermato al Samaritaine, all’angolo del Vieux Port, per bersi l’ultima birra prima di ritornare sull’Aldébaran.

Aveva imboccato rue de la République. In place de la Joliette c’era una stazione di taxi. Da lì arrivare alla porta 3A costava circa cinquanta franchi. Dipendeva. A volte un taxista che finiva il turno lo portava gratis. Tutti gli habitué di quella stazione conoscevano la storia dell’Aldébaran. I pensieri gli si affollavano in testa. Si domandava se quel tipo che l’aveva menato vent’anni prima fosse lo stesso a cui era andato a parlare Giovanni. Tanto per sapere. Vincendo la paura e l’umiliazione di allora, aveva cancellato ogni desiderio di vendetta. Era un’altra vita. Lui era un altro uomo. Del resto era proprio per quello che si era rimesso a pensare ad Amina. Adesso rivedeva il suo viso intatto, il suo sorriso, il suo corpo. Soltanto un ricordo, senza desiderio. Semplicemente bello.

Mentre finiva la birra al banco del Samaritaine, aveva deciso di non andare da Mariette. C’era qualcosa che glielo impediva. Forse non era ancora pronto per andare a letto con una donna vera. Una donna che si aspettava qualcosa da un uomo, da lui. Qualcosa di diverso da una bella scopata. Mariette traboccava d’amore. Lui non poteva ricevere niente senza dare qualcosa in cambio. Amare era questo. Uno scambio fra due esseri.

Non sapeva ancora che cosa avrebbe potuto offrirle. A lei o a un’altra. Aveva solo ferite e ricordi, la solitudine, e il mare che lo assorbiva completamente. Mariette meritava qualcosa di meglio. E l’avrebbe trovato.

Si fermò all’incrocio di boulevard des Dames per lasciar passare una Safrane blu metallizzato. Senza notare che quella macchina l’aveva già incrociata prima, all’angolo della via precedente. La Safrane girò in rue de la République diretta verso la Joliette. Si fermò qualche metro più in là, lasciando le doppie frecce accese.

Nel momento in cui Diamantis arrivò all’altezza della macchina, scesero due uomini e gli andarono incontro. Se ne accorse troppo tardi. Ma quando si prese la prima manganellata capì che tutto ricominciava. Come vent’anni prima. Per via di Amina, ne era sicuro.

Il primo colpo sulla tempia lo spedì a terra. Diamantis si raggomitolò subito, proteggendosi la testa e il ventre. Lo picchiavano brutalmente. I colpi gli arrivavano da tutte le parti, sulle braccia, sulla schiena, sulle gambe. Respirava più lentamente che poteva per controllare i nervi, per non perdere la testa. “Se volevano ammazzarti” pensò come in un lampo, “l’avrebbero già fatto. Tieni duro”.

Tenne duro fino al calcio in faccia. Il dolore era troppo forte, si lasciò andare. Un altro calcio lo colpì in bocca. Ebbe appena il tempo di sentire il gusto del sangue sulle labbra. Un altro lo colpì al ventre, poi un altro ancora. “Respira” si disse. “Respira”. Le manganellate ripresero a piovergli addosso. Inspirò profondamente e rotolò sul fianco. Si raggomitolò di nuovo.

I colpi cessarono. Non si mosse più. Aspettò.

«Solo un avvertimento, Diamantis. Non cercare mai più Amina. Okay? Lascia perdere». Si rilassò, era finita.



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