Matrimonio Normanno by Julie Garwood

autore:Julie Garwood
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Romanzo Storico
editore: Euroclub
pubblicato: 1994-05-01T22:00:00+00:00

Capitolo Undicesimo

Nicholaa si svegliò con lo scrosciare di una cascata nell’orecchio. Le ci volle un po’ di tempo per capire da dove venisse quel rumore, e non ne ebbe idea finché non cercò di muoversi.

Allora sentì Royce. Le teneva un braccio intorno alla vita. Erano entrambi distesi su un fianco, e lei aveva la schiena contro il suo ventre. Il rumore era causato dal russare del marito.

Aveva i piedi incastrati tra le gambe di lui. Lentamente si scostò, e stava per girarsi sullo stomaco, quando lui strinse la presa e l’attirò nuovamente contro di sé.

Quel movimento per poco non la uccise. Ebbe crampi allo stomaco e le sembrò che la testa dovesse rompersi in due. Rimase perfettamente immobile. Immediatamente il suo stomaco si placò, ma la testa no. Oddio, che cosa era successo la notte precedente? Non riusciva a ricordarsene.

Aveva dormito col marito; questo era l’unico fatto di cui era certa. Ma non aveva idea di che altro fosse successo.

Era riuscita a farlo ubriacare, oppure si era ubriacata lei al posto suo? Nicholaa richiuse gli occhi. Era troppo faticoso pensare con la testa che le pulsava. Forse, se fosse riuscita a dormire ancora un po’, si sarebbe svegliata più fresca per ricordare.

Royce si svegliò qualche istante dopo. La luce del mattino penetrava dalla finestra che aveva lasciato scoperta. Sollevò la testa per guardare la moglie. Aveva gli occhi chiusi. Pensò che facesse finta di dormire per evitarlo e la scrollò dolcemente. Lei mugolò.

“Nicholaa?” sussurrò il suo nome.

Lei reagì come se avesse urlato, portandosi le mani sulle orecchie.

“Hai ancora sonno?” le chiese. La fece girare sulla schiena e si chinò sopra di lei.

Quel movimento le fece venire un conato di vomito. Lentamente aprì gli occhi e guardò il marito. Il suo primo pensiero fu che non sembrava affatto stare male. No, sembrava a posto. Addirittura felice. Una ciocca di capelli gli era caduta sulla fronte, dandogli un’aria sbarazzina. Se ne avesse avuto la forza, lei glielo avrebbe rimesso a posto. Quell’uomo non aveva bisogno di molto sonno, a quanto sembrava. I suoi occhi erano sorridenti e sembrava pronto a conquistare il mondo.

Royce trovò invece che Nicholaa avesse un aspetto terribile. Aveva gli occhi iniettati di sangue ed era una tortura guardarla. La sua carnagione era verdastra. L’effetto della troppa birra, si disse. La moglie avrebbe sofferto, quella mattina.

Lei si riaddormentò mentre la osservava. Si chinò a baciarle la fronte, poi si girò dall’altra parte per alzarsi. Lei si svegliò di nuovo e afferrò le coperte per riscaldarsi.

Royce notò quel gesto. “Non ti senti bene, Nicholaa?” le chiese.

Se non avesse smesso di gridare, sarebbe morta. “Sto benissimo”, sussurrò lei.

L’uomo scoppiò a ridere, perché dalla voce sembrava che la stessero strangolando.

Il marito amava chiacchierare appena sveglio. Lei si impose di ovviare a quell’inconveniente. Royce conversò amabilmente da solo mentre si vestiva. Dio, com’era allegro! Avrebbe voluto chiudergli la bocca con uno straccio. Era un pensiero malvagio, ma non le interessava molto.

Royce la salutò gridando, quindi richiuse la porta sbattendola apposta. Ma la sua crudeltà non era ancora finita.

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