Matteo Palumbo by «Ei fu». Vita letteraria di Napoleone da Foscolo a Gadda (2021)

autore:«Ei fu». Vita letteraria di Napoleone da Foscolo a Gadda (2021)
Format: epub

1. FOSCOLO, Saggio sulla letteratura contemporanea in Italia, cit., II p. 541 (d’ora in avanti, le indicazioni di p. saranno date dir. a testo).

2. Si cita dall’edizione critica delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, a cura di G. GAMBARIN, Firenze, Le Monnier, 1970.

VI

NAPOLEONE DOPO WATERLOO

Nel 1820 l’astro politico di Napoleone si è eclissato. La storia, dopo il Congresso di Vienna, ha ripreso il suo cammino, cancellando, come meglio poteva, le conquiste avviate. L’epopea ha perduto le sue ragioni e cede il posto, nella riflessione e nella poesia, ad analisi piú rigorosamente politiche. Le tesi avanzate nella lettera del 17 marzo dell’Ortis trovano il loro complemento in un passaggio cruciale dei Frammenti di storia del Regno Italico, che Foscolo stende tra il 1818 e il 1821. Lo scrittore si serve, in questo caso, dell’indicazione interpretativa piú forte che potesse adottare e ricorre alla categoria di rivoluzione passiva, elaborata da Vincenzo Cuoco per spiegare il fallimento della rivoluzione napoletana del 1799. La categoria, nel caso di Foscolo, è estesa all’intera stagione napoleonica e serve per indicare le responsabilità nel mancato cambiamento da parte degli Italiani. In questa pagina di acuta riflessione storica e politica Foscolo traccia il confine che separa il ruolo di Napoleone e i suoi meriti dalle responsabilità da addossare ai comportamenti pubblici degli Italiani. Naturalmente non c’è piú traccia dell’Eroe neoclassico celebrato all’inizio della sua impresa. Napoleone è il protagonista di un’evoluzione arrestata a metà e fallita soprattutto per insufficienza dell’altro soggetto, che avrebbe dovuto procedere, avviato il percorso, con la propria energia. La debolezza dell’Italia, in tutti i componenti sociali che la costituiscono, diventa la vera causa della sconfitta:

La Rivoluzione che trasformò agli occhi nostri le opinioni, i costumi e l’aspetto d’Europa, infiammò le passioni del genere umano e ne sviluppò tutte quante le forze, manifestò i suoi effetti piú potentemente in Francia e in Italia. Ma con una diversità importantissima a considerarsi dagli osservatori de’ popoli, e quindi necessaria ad esaminarsi per mezzo della storia de’ fatti, – ed è: che in Francia la Rivoluzione essendo stata attiva s’infiammò, alimentò la sua fiamma, la diffuse per tutta l’Europa da sè: s’estinse in gran parte da sè per troppo ardore suo proprio; ed oggi nelle sue ceneri stesse rimane pur tanto calore da impedire per lungo tempo ancora il ritorno della servitú. Invece in Italia la Rivoluzione non fu che passiva; onde, per quanto gli avvenimenti si siano accumulati, e le passioni elettrizzate, e le nuove opinioni abbracciate e praticate; per quanto gl’ingegni si siano ridestati, e le forze fisiche agguerrite nella disciplina, e nello studio, e nella fatica delle armi con eventi fortunati e con gloria; finalmente, per quanto il carattere della nazione si sia elevato e rinvigorito; pur nondimeno l’attività della Rivoluzione era stata comunicata in Italia dal suo conquistatore. Egli solo bastò ad animare gl’Italiani, a dar loro opinioni, leggi, armi, sentimento d’indipendenza, desiderio di libera patria, e sopra tutto rapidità tanta di moto, da far ch’ei mostrassero in pochi anni il cangiamento al quale sarebbero bisognate tre o quattro generazioni.

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