Memorie trovate in una vasca da bagno by Stanislaw Lem

Memorie trovate in una vasca da bagno by Stanislaw Lem

autore:Stanislaw Lem [Lem, Stanislaw]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-12-20T12:00:00+00:00


8

Mi allontanai quasi di corsa, come per timore che mi rincorresse. Ma che ci avevo guadagnato? Intendevo davvero spaventarlo? Potevo risparmiarmi la fatica: figurarsi se a quello lì metteva paura uno come me, impelagato senza speranza in una rete di cui lui e i suoi simili tenevano saldamente in mano i capi. E tuttavia il mio morale era migliorato. Come mai? Ripensandoci, giunsi alla conclusione che il merito era di Erms. Non, ovviamente, per le sue vane chiacchiere, per quella finta cordialità e quelle premure dalle quali mi ero lasciato momentaneamente sedurre solo per il bisogno che ne avevo, ma per via della scena intravista dalla porta socchiusa. Infatti, ragionavo, se lui, addetto a quella carica, lavorava per loro, significava che anche l’Edificio poteva essere indotto in errore, ingannato, superato in furbizia nei suoi stessi centri vitali, nei suoi nodi più sensibili; che era tutt’altro che infallibile e che la sua onniscienza era frutto della mia immaginazione. Questa sia pur poco lieta scoperta mi faceva, in modo del tutto inaspettato, intravedere una via d’uscita.

A metà strada verso il Registro delle Consegne cambiai improvvisamente idea. Era stato Erms a mandarmici: se ci si aspettava che vi andassi, dovevo agire in modo opposto, cercando di svincolarmi dal circolo vizioso delle azioni prestabilite nei miei confronti. Ma dove altro potevo andare? Da nessuna parte, e lui lo sapeva. Non restava che il bagno. In fondo non andava poi tanto male: potevo riflettere in silenzio e in solitudine, digerire gli ormai numerosi eventi, cercare di collegarli, di considerarli da un diverso punto di vista e, ovviamente... farmi la barba. Quella pungente ricrescita mi rendeva troppo visibile tra i funzionari dell’Edificio: chissà che, avendone ricevuto l’ordine, non stessero già fingendo di non accorgersene.

Preso l’ascensore, salii fino al bagno dove qualche tempo prima avevo scoperto il rasoio. Lo presi e tornai giù, a casa, come definivo mentalmente quel posto. Giunto davanti alla porta del mio bagno mi parve di ricordare che la prima volta che, tempo addietro, mi ero accomiatato sovrappensiero da Erms, questi aveva accennato al mio bisogno di radermi. Che avesse previsto anche quella possibilità? Fermo nel corridoio, trascorsi un minuto a fissare la porta bianca. Non entrare? In fin dei conti, farlo o non farlo non comportava alcuna conseguenza. A parte il fatto che dopo essermi rasato potevo restarmene quanto mi pareva nel mio eremo. Su quello, almeno, nessuno poteva dettarmi legge!

Per quanto abituato a trovarlo sempre deserto, entrai senza fare rumore. Il piccolo antibagno con una porta laterale per il gabinetto era illuminato da una lampadina che mi sembrò più forte della prima, ma poteva anche trattarsi di un’impressione. Aprii la porta del bagno e subito la richiusi: dentro c’era qualcuno. Accanto alla vasca, quasi nello stesso punto dove una volta mi ero sdraiato con un asciugamano sotto la testa, giaceva un uomo. Il mio primo istinto fu di tornare indietro, ma mi trattenni. “Si aspettano che scappi” pensai. “Sarebbe la reazione più naturale. Quindi entro e ci resto.”

E così feci. Mi



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