Mi dichi by Paolo Villaggio

Mi dichi by Paolo Villaggio

autore:Paolo Villaggio [Villaggio, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Umorismo
ISBN: 9788804615576
Google: 8e4UQ_7EMbQC
editore: MONDADORI
pubblicato: 2012-02-27T23:00:00+00:00


In libreria

Gli italiani, generalmente, entrano nelle librerie solo sotto Natale. In casa hanno pochi libri, mentre i direttori, tutti gli onorevoli e i capi-cosca per le feste vengono sommersi dai così detti “libri da tavolo”. Sono libri di foto insfogliabili, storie delle città di Milano o di Firenze. Volumi enormi, pesantissimi. A Torino un direttore di banca ha cercato di leggere a letto una monumentale Storia di casa Savoia con una copertina di bronzo istoriato. Al mattino l’hanno portato da un medico legale per l’autopsia. Gli italiani non leggono più, perché rimangono fino alle due di notte a cambiare canale di fronte alla televisione. Le librerie per loro sono un ambiente ostile, temono di essere obbligati a comprare libri, o di essere interrogati da una commissione di commessi.

In una libreria semideserta sulla porta c’è uno un po’ timoroso: «Scusi, disturbo? Posso entrare?». Il titolare: «Avanti, avanti! Lei è il padrone qui!». Lo va a prendere per un braccio: «Un caffè?».

«No, veramente io... vorrei...»

«Un libro, spero! Ha già un’idea?»

«Sì...» Ha la lingua cartonata, tira fuori dalla tasca un biglietto che gli cade per terra. Il proprietario si china di colpo per raccoglierlo e gli scappa un peto leggerissimo: «Dunque, spostiamoci da qui che c’è poca luce... Eccoci, qui si respira... No... voglio dire... ci si vede meglio».

Il cliente muove a fatica la lingua di cartone, legge sul foglietto: «Il... gi... giardi... il giardino dei Finti continui...».

«Ma... non è il titolo giusto!»

«Non lo so, il biglietto lo scrivette il dottor Perelli, che sta nel mio pianerottolo, una volta sono entrato e ho visto che c’aveva molti libri. E allora c’ho chiesto un consiglio, perché voglio cominciare a leggere. E lui m’ha scritto il biglietto.»

«Sì, ho capito, però ha sbagliato. Ma ha ragione il suo vicino, si capisce che è un uomo di cultura, lei deve assolutamente leggere...» Si volta, sale su una scaletta insidiosissima, afferra un libro: «Eccolo! Il giardino dei Finzi-Contini!».

Il cliente a disagio: «No, per favore, Perelli m’ha scritto “dei Finti continui”. Sa, ha un carattere di merda, non vorrei che poi s’incazzasse perché ho cambiato idea».

Dalla cima della scala, col libro in mano: «Si fidi, le ha consigliato il capolavoro di Giorgio Bassani!».

«No no, la ringrazio, devo prima controllare col dottor Perelli» ed esce. Quando è in strada sente da dentro il negozio, attutito dai vetri, un urlo agghiacciante: «Porca di quella...» e un rumore sordo di legno e ossa frantumate. Mentre il titolare è sul pavimento, entra con grande arroganza un allevatore di cani da battaglia, molto ricco. Si guarda in giro, urla: «C’è nessuno qui? Siete tutti morti?».

Da dietro il bancone sente un flebile lamento: «Aiutatemi... quella scala maledetta, è la terza volta... Temo di essermi fratturato il femore».

Il canista: «Ma da dove parla, vacca troia! C’ho fretta!».

«Sono qui, dietro il banco, che desidera?»

«Non è per me, che odio i libri, è che l’onorevole Baldoni m’ha chiesto... Aspetti un attimo... La vita di... di... Giovanna... d’Arcore.»

Da dietro al bancone un lamento penosissimo: «Ho capito signore, scusi ma non mi posso alzare.



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