Mi sa che fuori è primavera by Concita De Gregorio

autore:Concita De Gregorio [De Gregorio, Concita]
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
ISBN: 9788807031588
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2015-10-02T16:00:00+00:00

I.

17.

Caro Vittorio

Vittorio,

ti ricordi quella notte nella casa di Cerreto, nella nostra stanza, quando sei venuto a sederti sul mio letto e io non volevo parlarti, stavo con la testa sotto le coperte e non volevo uscire? Avevo sei anni, ne sono sicura perché era il primo giorno d’estate dopo la prima elementare. Eravamo arrivati quel pomeriggio nella casa dei nonni. Tu eri proprio piccolo. Non avevo nessuna voglia di spiegarti niente, sentivo un dolore grande nel corpo, come una pressione fortissima sul petto che mi impediva di respirare. Forse ero malata, forse sarei morta all’improvviso come la signora Adelina quella delle uova, pensavo. Mi ricordo perfettamente ancora adesso l’odore delle lenzuola, il respiro caldo che dalla stoffa mi tornava sul viso. L’odore strano del mio fiato. Ricordo che la mia preoccupazione era che se fossi morta nella notte mi avresti trovata tu e ti saresti spaventato, e mamma si sarebbe arrabbiata con me – già morta – per averti fatto paura. È forse il ricordo più lontano che ho di noi due da piccoli. Uno spavento. Non ero malata: ero innamorata. Ma che ne sapevi tu dell’amore, come potevo spiegartelo. Non avevo le parole, del resto. Nemmeno io le sapevo.

L’ultimo giorno di scuola Susanna mi aveva mostrato l’anello. Ecco cosa era successo. Marco prima di partire per l’estate aveva regalato un anello a Susanna. Era fatto con filo di ferro arrotolato, ci aveva infilato alcune perline e una foglia vera, una foglia verde. Così non ti dimentichi di me, le aveva detto. Almeno, questo aveva raccontato Susanna a noi bambine, a ricreazione, tutta orgogliosa, odiosissima: Marco mi ha regalato un anello per l’estate, così siamo fidanzati tutto il tempo fino a che non torniamo a scuola e io non lo devo togliere mai, mi ha detto, nemmeno quando faccio il bagno, così mi ricordo che siamo fidanzati. Dondolava da un piede all’altro, aveva un vestito corto mi pare celeste, quelle sue gambe magre magre, teneva il braccio teso e ci mostrava l’anello con la foglia. Quando alla fine te l’ho raccontato, quella notte – “lasciami stare, Marco ha regalato un anello a Susanna”, “chi è Marco?”, “lasciami stare”, “dai, chi è? E chi è Susanna?”, “levati, mi pesi addosso, torna a letto” –, dopo un po’, quando pensavo che ti fossi riaddormentato e avevo ricominciato ad avere paura di morire, dopo un po’ tu mi hai detto: Iri, te lo regalo io un anello. Allora mi è venuto da piangere. Non so perché, avevi detto una cosa bella. Invece ti ho risposto male, da sotto le coperte. Ti ho detto: smettila, scemo, tu sei mio fratello. I fratelli non si amano e non si regalano anelli. Sei proprio cretino.

Vabbè Vittorio, magari non te lo ricordi. Ho pensato così tante volte da grande che dovevo chiederti scusa, ma poi sempre mi dicevo: non se lo ricorda, è inutile. Comunque quello che volevo dirti è che i fratelli si amano, invece: io per esempio ti amo.

Poi volevo anche dirti che non mi sono mai più innamorata, nella vita, di qualcuno che non mi amasse prima.

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