Michieli Franco - 2018 - Andare per silenzi by Michieli Franco

Michieli Franco - 2018 - Andare per silenzi by Michieli Franco

autore:Michieli Franco [Michieli Franco]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Travel, Pictorials
ISBN: 9788893426626
Google: vVBWDwAAQBAJ
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 2018-05-07T22:00:00+00:00


Fu una giornata memorabile. Per lunghe ore avanzammo nel più perfetto dei whiteout. È una condizione in cui le minuscole goccioline d’acqua e i fiocchi di neve che formano una nebbia fittissima riflettono la luce uniformemente in tutte le direzioni, e lo stesso fa il terreno innevato e bianchissimo. È impossibile distinguere il suolo dall’aria e non esistono più forme. Noi eravamo in tre, e chi stava dietro seguiva le sagome dei compagni. Ma chi stava davanti non aveva il minimo riferimento visivo, e poteva contare solo sul tatto. Gli occhi aperti non vedevano che bianco e servivano solo come aiuto al movimento delle braccia che reggevano i bastoncini, per non perdere l’equilibrio. Era dunque come andare nel latte infinito, scivolando sugli sci e tirando la slitta, ma senza la percezione di spostamento nello spazio. Non c’erano più ostacoli, solo una continua superficie liscia. Tutto si giocava sulla fiducia nel vento: se soffiava da est, e noi puntavamo a nordovest, allora dovevamo ricevere la sua pressione sul fianco destro, leggermente da dietro, sentendolo radente sulla guancia barbuta. Con l’aggiunta, dopo un po’, di leggerissime striature sulla superficie nevosa nella direzione del suo soffiare, e del correre dei fiocchi di neve percepibili solo sulle punte degli sci avanzanti, che creavano una sensazione visiva incerta e tenue come un fantasma.

Conservo l’esperienza delle ore che passai davanti come una conquista imperdibile. Essere il primo della fila nel whiteout prolungato significa vivere nel silenzio di ogni percezione concreta, in solitudine, dentro una tale liberazione dalle consuetudini che può condurre a una strana eccitazione spirituale. Quando il biancore si fa assoluto, l’occhio continua a cercare il minimo cambio di luce, una cunetta sporca di terra, l’ombra di una pietra a cui appigliarsi; ma non c’è nulla, mai. Con il passare delle ore la vista accetta il bianco, ma a tratti, nella direzione in cui si procede, inserisce una sorta di ombra che pare una traccia. Oppure costruisce un movimento della luce bianca che sembra venire incontro espandendosi, con chiarori fluenti senza fine.

Il movimento continuo, necessariamente senza dubbi, perché nel nulla non si può scegliere fra due mete, e quindi aderendo a una fiducia crescente, produceva in me una sorta di euforia. Era il 2001, e io mi ritrovai a pensare alle scene finali del geniale film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio, quando l’ultimo sopravvissuto sulla stazione spaziale si lancia in una minuscola navicella verso «Giove e oltre l’infinito». È appena riuscito a spegnere il supercomputer Hal 9000 che, ritenendosi infallibile e temendo di essere contraddetto e ridimensionato dagli umani, aveva cercato di eliminare i cosmonauti. Il nuovo Ulisse passa attraverso confini spazio-temporali, è come attirato da una forza suprema, e negli occhi gli vengono incontro a grandissima velocità luci misteriose, oniriche e indecifrabili. Finché si ritrova a planare in un nuovo mondo, che pare la Terra, ma in un’altra dimensione; egli sarà forse destinato a rinascere su un commovente pianeta azzurro.

Anche per noi quell’esperienza era frutto dello spegnimento dell’intelligenza artificiale. Dell’essere tornati semplici



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