Millennio di Fuoco - Raivo by Cecilia Randall

Millennio di Fuoco - Raivo by Cecilia Randall

autore:Cecilia Randall
La lingua: ita
Format: mobi, azw3
Tags: Fantasy
editore: Mondadori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


DICIASSETTE

L’eglen non ricomparve più, né quella sera né il mattino successivo, e l’espressione del Traditore diventò sempre più fosca, i suoi discorsi sempre più rari e stringati, persino con Kzar. Qualcosa non andava, era ormai ovvio, ma Seija non riusciva a capire cosa e nemmeno a ricavare un minimo indizio. Non aveva ricevuto spiegazioni nemmeno quando erano rimasti soli durante la notte, passata in alcune vecchie capanne ormai sommerse dalla vegetazione. Lui aveva preteso un amplesso famelico, lei si era morsa le labbra con tutte le forze, col terrore di farsi udire fuori dalla capanna sbilenca, e alla fine di tutto si era addormentata, così esausta da non riuscire più ad ascoltare i timori e i pensieri agitati. All’alba si era svegliata per la prima volta ancora tra le sue braccia, la fronte appoggiata al suo petto.

«Che cosa c’è?» aveva sussurrato, quando si era accorta che lui era sveglio. Perché non l’aveva lasciata dormire ed era uscito prima di lei, come faceva sempre alla Torre? Sembrava esitare: a reagire, ad alzarsi, ad affrontare il mondo fuori dal bozzolo della coperta calda. A un tratto aveva detto, semplicemente: «È ora di ripartire» e aveva raggiunto i suoi guerrieri.

La colazione era stata consumata in un’atmosfera tesa intorno ai falò. Persino i krenn percepivano l’irrequietezza del loro padrone e si contendevano il cibo a morsi ostili. In aggiunta, da quando era uscito dalla capanna in cui era stato rinchiuso con Britte durante la notte, Ari puntava addosso al Traditore uno sguardo ancora più assassino. Seija aveva nascosto nel bordo di pelliccia del mantello il morso che sentiva ancora pizzicare sul collo.

Si rimisero in marcia immersi in una foschia spettrale. Il sole non si vedeva dietro la coltre di nubi pallide e i richiami degli uccelli sembravano voci di fantasmi tra i rami più alti. Le ore passarono lente. Dell’eglen, ancora nessuna traccia. Kzar sbirciava il cielo ogni volta che un varco nella vegetazione glielo consentiva.

«Seija».

Lei trasalì e si girò nel sentirsi chiamare in modo tanto perentorio. Vide Ari con una decisione inequivocabile in faccia e capì che non si sarebbe quietato se non ottenendo ciò che voleva, e lui voleva parlarle, subito.

Valutò la situazione: il Traditore non accennò a reagire, quindi lei lo lasciò andare avanti e aspettò Ari e i suoi sorveglianti. «Sto bene» disse, prevenendo ogni domanda. «Ti prego, non farli innervosire più di quanto lo siano già».

«Si possono impiccare, loro e il loro nervosismo» scattò Ari.

«Zitto» lo ammonì Seija. «Ti sentirà».

«Lui, eh? Io invece ho già sentito abbastanza, questa notte».

Seija richiuse la bocca di colpo, sentì le guance avvampare. Quella maledetta capanna piena di fessure... «Basta così» reagì, di getto. «Quello che faccio con lui non ti deve riguardare. Ne abbiamo già parlato: è una mia scelta. Non mi rendere sempre le cose così difficili».

Quanto difficili? La coscienza le mandò una fitta subdola. Era davvero così difficile sottostare al desiderio del Traditore? Cosa aveva provato quella notte? E quella mattina, quando si era svegliata accanto a lui, nel calore del suo abbraccio?

Non volle rispondersi.



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