Monster planet by David Wellington

Monster planet by David Wellington

autore:David Wellington [Wellington, David]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:43:55+00:00


13

In principio Ayaan aveva creduto che il gigantesco automezzo fosse una semplice manifestazione del delirio dello Zarević, invece ebbe presto modo di notare che nella sua follia c’era un metodo. Un tempo le strade che conducevano fuori da Asbury Park erano state un capolavoro di ingegneria, una rete di autostrade perfettamente asfaltate dirette in ogni luogo d’America.

Dodici anni dopo erano ridotte in macerie. I ponti e i cavalcavia erano crollati, il suolo si era riempito di fessure che avevano aperto grandi spaccature nel cemento e barre arrugginite sporgevano da buche profonde, rischiando di ridurre gli pneumatici a brandelli. Ogni schizzo d’acqua poteva derivare da una semplice pozzanghera, oppure da un grosso buco nel terreno, pronto a inghiottirli. Fango e rifiuti erano sparsi per le strade, bloccandole a tratti o inondandole. Vegetali spuntavano da ogni angolo. Alberi erano cresciuti fratturando il suolo e si estendevano in strane posizioni lungo la strada, radici nodose scalzavano via intere lastre di pavimentazione.

«Com’è possibile?» chiese Ayaan, mentre passavano davanti a un’altra fila di alberelli. «Quando sono stata qui, in precedenza, era tutto costruito. C’erano città, complessi abitativi. Parcheggi ovunque. Poi sono arrivati i morti e hanno divorato tutto ciò che era organico.» Scrutò fuori dal finestrino quella che un osservatore magnanimo avrebbe definito giungla.

«Il merito è di quella stessa energia che ci anima» le spiegò Erasmus, alzando le spalle. «È sempre lei che aiuta i vegetali a crescere.»

«Sono passati appena dodici anni e il mondo ha già imparato a risanarsi da solo»

osservò Ayaan. Nonostante il pessimo umore, la cosa la rallegrò.

Erasmus viaggiava a meno di dieci chilometri all’ora, fermandosi ogni volta che qualcosa ostruiva la strada. Nonostante ciò, Ayaan continuava a sbattere contro il sedile come una bambola in una valigia vuota. Si reggeva a una spessa maniglia di metallo montata sul cruscotto, cercando di non finire con la testa contro il vetro ogni volta che il veicolo rimbalzava contro le macerie.

Se l’automezzo fosse finito fuori strada, sarebbe stato peggio. Ayaan guardò fuori dal finestrino e notò con stupore che il New Jersey, che secondo la leggenda era gremito di stabilimenti chimici e fabbriche abbandonate, si era trasformato in una sconfinata foresta di giovani alberi. Di tanto in tanto le piante si diradavano, ma non si scorgeva la giungla di cemento che aveva caratterizzato la città, soltanto sottostazioni elettriche bruciate e contorti labirinti di case. I tetti delle abitazioni erano crollati, le pareti si erano trasformate in disordinati mucchi di mattoni.

Attraversarono zone devastate dagli incendi, in cui la cenere volteggiava ancora nell’aria, simile a neve. In altre aree sembrava che un violento terremoto avesse risucchiato gli edifici nel cuore della terra. Una faglia spaccava in due un quartiere di Trenton, in cima al vasto piano inclinato di terreno si erano concentrati vetri, mattoni e acciaio in una specie di massa omogenea, immobile e tagliente.

Dopo sei faticose ore di viaggio per quell’autostrada sconnessa, si fermarono a sgranchirsi le gambe. Erasmus le spiegò che si trattava di un semplice riguardo nei suoi confronti, visto che era morta da poco e doveva ancora adattarsi al rigor mortis.



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