Morgana by Michela Murgia & Chiara Tagliaferri

Morgana by Michela Murgia & Chiara Tagliaferri

autore:Michela Murgia & Chiara Tagliaferri [Murgia, Michela & Tagliaferri, Chiara]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788852096730
editore: Mondadori
pubblicato: 2019-07-29T12:00:00+00:00


MARINA ABRAMOVIĆ

Pronunciare il nome di Marina Abramović, come accade con gli incantesimi materici, evoca istantaneamente le immagini delle sue leggendarie performance. Non è strano: nel suo caso le due categorie – la donna e l’arte – coincidono, perché Marina appartiene a quella non numerosa famiglia di grandi artisti la cui personalità è tale da far sì che quello che sono conta più di quel che fanno. Chi ha visitato una delle mostre monografiche che le sono state dedicate può comprendere bene questo paradosso: le più famose esperienze artistiche di Abramović ripetute da performer pur ottimi e ben intenzionati non avevano neanche lontanamente la forza dei gesti, gli stessi, che erano stati suoi. La ragione di questo svuotamento di senso è che il materiale delle performance di Marina non è costituito dagli oggetti che usa, che sono molti e sempre minacciosi, né dal suo corpo, anche se viene usato come bersaglio intenzionale di ogni gesto lesivo. La materia artistica di Abramović è l’inquietudine, la sua, e nulla si capirebbe della performer e della donna se non si andasse a cercarne le radici profonde. È un viaggio lontano, nel tempo e nella geografia, in un’infanzia che è tutta ferite e limiti, a dispetto di una Iugoslavia che in quel periodo, grazie al processo di modernizzazione socialista iniziato negli anni ’50, raggiungeva un benessere mai conosciuto prima. In quella Belgrado all’inizio degli anni ’70 incontreremo facilmente una ragazza con una lunga treccia di capelli neri che si muove come un liquido torbido nei circuiti alternativi della città. È un’artista e le sue performance sono già famosissime, perché per farle mette a dura prova il corpo e l’anima, sottoponendosi per ore a ogni genere di agonia: si tagliuzza, si brucia e spinge il pubblico a ferirla e umiliarla. Soprattutto spinge se stessa e la propria resistenza oltre ogni limite fisico o psicologico. È piena di cicatrici e ferite, e sembra una guerriera sopravvissuta a un conflitto che forse i suoi gesti estremi stanno inconsciamente profetizzando. Quella ragazza lancinante è però anche un paradosso: quando scende dal palco deve correre a casa perché alle dieci di sera le scatta il coprifuoco, e se non arriva in tempo la madre la picchierà fino a farla sanguinare con mezzi al cui confronto le sue performance appaiono giochi di bambini timorati.

La ragazza con la treccia in quegli anni faceva cose che nessun altro osava fare e per questo anni dopo si sarebbe arrogata il diritto di definirsi “Grandmother of performance art”. Ai giorni nostri però preferisce chiamarsi guerriera della performance, rivendicando l’arte come atto sostanziale di belligeranza. Il suo corpo, con cui ha frantumato schemi e convenzioni, è indubbiamente teatro di una guerra segreta e permanente, ma anche il suo primo strumento di libertà culturale e sessuale. Il suo motto parla chiaramente di contraddittorio: “Se mi dici di no è soltanto l’inizio”.

Nipote di un sacerdote ortodosso poi proclamato santo, Marina nasce a Belgrado nel 1946, col dopoguerra balcanico come parco giochi. Non è una passeggiata crescere in un



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