Morso d'amore. Viaggio nel tarantismo salentino by Luigi Chiriatti

Morso d'amore. Viaggio nel tarantismo salentino by Luigi Chiriatti

autore:Luigi Chiriatti [Chiriatti, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Tradizioni popolari, Tarantismo, Ricerca demoetnoantropologica, Annabella Miscuglio, Sandro Girasoli, Salento, Galatina, San Paolo, Santu Paulu, Taranta, Tarante, Tarantate, Tarantati, Tarantato, Tarantata, Ragno, Ernesto de Martino, Pizzica, Pizzicato, Pizzicata, Pizzicati, Pizzicate, Pizzica-pizzica, Musica popolare salentina, Musica popolare, Sud, Meridione, Puglia, Tarantola, Tarantula, Morso, Cultura popolare salentina, Cultura Popolare
editore: Kurumuny
pubblicato: 2015-02-10T23:00:00+00:00


Ruffano

Non lo sai che devi ballare?

Quando Ada di Ruffano mi racconta il suo morso ha ormai 84 anni.

«Mamma, mamma, una vespa mi ha pizzicata! – Caso mai è stato qualche scorpione che ti fa ballare? – Mai sia, mai sia. Mamma il braccio non lo resisto! – Caso mai è scorpione? – Ahi, mamma, vieni, vieni, scorpione è! Oh, mamma mia, non ci vado a san Paolo, no! Non ballo, non sono capace, io! – Devi ballare!

Il mattino successivo sono andata a guardare nella cofanizza [recipiente di giunchi intrecciati] e lui (lo scorpione) era lì, ma io non l’ho visto e non l’ho ucciso, perché quello ti acceca. Ho chiamato mia madre e mia sorella. Non volevamo entrare perché avevamo paura di essere pizzicate. Non lasciarmi morire da sola. Aiutami!, dicevo rivolta a mia madre, Focu meu [Fuoco mio]». Allora mia madre diceva: «Non lo sai che devi ballare?».

Mentre stavamo parlando così vidi lo scorpione e lo uccisi.

«Ah, fessa mia, quando vai a san Paolo vedi cosa ti fa! – disse mia madre – Ti mette sotto i piedi quando balli!».

Infatti, quando vado pensa lui cu me stortija bona bona! [A strapazzarmi per bene]. Ormai sono 60 anni che vado a san Paolo. Da quando avevo 24 anni. E adesso come allora mi sento sempre spezzata, rilasciata. Adesso però, non sento più il tarantone di un vecchio di Matino, fratello di quello che avevo ucciso io, che così mi parlava: Ehi tu, come mi calpestavi a casa? Hai ucciso mio fratello! Adesso devi fare tutto quello che questo povero vecchio non sa fare!».

Allora salivo sul cornicione dell’altare e camminavo, poi giravo velocemente intorno all’altare e infine mi mettevo dietro un angolo e stavo lì tutta rannicchiata per non farmi notare dagli altri che mi volevano picchiare perché avevo ucciso la taranta.

Devi ballare e ballare, perché solo così ti passa.

I dottori non capiscono niente, dicono che sono sciocchezze, ma dovrebbero essere pizzicati loro sulla lingua e poi vedono se sono sciocchezze!

Adesso però non ballo più, ma quando arriva il periodo di san Paolo perdo l’appetito, sto male, non capisco più niente».



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