Nazoa by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: PGreco
pubblicato: 2021-04-07T14:04:59+00:00

SANTA ISADORA DUNCAN

Leggenda immortale

La terra era un’infinita pista da ballo il giorno in cui nacque Isadora Duncan. Sua madre, al centro, in punta di piedi. Le infermiere danzanti si avvicinarono dai quattro punti cardinali, planando come gabbiani. Il medico ostetrico levitò. Verso nord, i piedi scalzi e la schiena nuda, il marito cacciava i cigni. Nel tropico, il bisnonno di Tite Curet canticchiava:

Isadora, ha dato forma alla liberazione

Isadora Duncan, leggenda immortale.

Non so come sia giunta al sacramento di Aquiles Nazoa, ma sospetto il perché. Come una principessa della danza entra nel ritmo dei Caraibi e spicca il volo nel tropico? Il grande compositore Tite Curet Alonso racconta che gli chiesero una canzone su Isadora Duncan, senza sapere chi fosse la ballerina né averla mai vista prima. Trascorse diverse notti a leggere sulla vita tragica e l’arte magica e da lì vide la luce quello che ormai è un classico della canzone caraibica di una rivoluzionaria della danza classica. Tanta commozione, tanta energia traboccante sui palcoscenici del mondo, avrebbe toccato nel più profondo l’anima sensibile di Aquiles Nazoa. Da lì per innalzarla all’altare del suo Credo era una questione di inchiostro, carta e cuore. Il poeta confessa:

Credo nella qualità aerea dell’essere umano,

delineata nel ricordo di Isadora Duncan

che si abbatte come una purissima colomba

ferita sotto il cielo del Mediterraneo…

Isadora conferma e ribadisce in Aquiles la sua fede nella “condizione aerea dell’essere umano”. Certo, Isadora vola quando balla, quando è immobile, quando cammina. Hai sperimentato, incredulo lettore, la sensazione onirica di volare? Sei riuscito a raggiungere la meta o ti svegli nel mezzo del sogno? Hai planato nel sogno sui tetti di zinco o di mattoni delle vecchie case o rimani sospeso sul filo del sogno come il colibrì delle Ande e lo sparviero delle pianure? Hai levitato per entrare nel sogno o esci dal sogno levitando?

Sì? Quindi ti avvicini a Isadora Duncan, ma non puoi raggiungerla. Lei è irraggiungibile, anche se ti aspetta. Ed è inafferrabile, anche se la prendi per la vita, leggera, terrestre. Isadora non svanisce mai e quando sembra farlo, è per calarsi negli occhi delle bestie e bere le loro lacrime – il sale dei loro occhi – dei coccodrilli del marketing. Quelle lacrime non si cristallizzano mai.

Il viaggio esistenziale, dalla sua nativa California (26 maggio 1877) alla Mosca del leggendario Bolshoi, la morte dei suoi due figli, quando l’auto in cui si trovavano precipitò nella Senna, il suo matrimonio con il poeta Russo Sergei Yesenin (di diciassette anni più giovane di lei), i tormenti e la separazione, il suicidio del giovane poeta, la stessa sua morte strangolata dalla lunga sciarpa (stola di seta) impigliata nella ruota dell’auto in cui viaggiava, danno un tono tragico all’aura dell’angelo che ha innalzato la danza alle galassie.

Cinquant’anni non sono una buona età per morire, ma è discutibile se sia quella giusta per passare ai posteri. Comunque, Isadora aveva già sondato tutti i cunicoli dell’amore e dell’arte che secondo Aquiles Nazoa, sono “i percorsi verso il godimento duraturo della vita.” Si sentiva più europea che gringa, giustamente.

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