(Ned la foca 02) Londra tra le fiamme by Joe Lansdale

(Ned la foca 02) Londra tra le fiamme by Joe Lansdale

autore:Joe Lansdale [Lansdale, Joe]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
ISBN: 978-88-347-1680-9
editore: Fanucci
pubblicato: 2011-01-14T16:00:00+00:00


16

Il diario di Ned: la nave torna a salpare, la cosa nella stiva, Rikwalk e i suoi calzoni

«E sei giunto con gli invasori?» domandò Mr Verne.

«Non proprio,» rispose Rikwalk «ma è una storia lunga.»

«Suggerirei di soprassedere, per il momento,» disse John «e spingere in mare la nave. Se non vogliamo veder tornare i pirati appena fuggiti, e magari con qualche rinforzo.»

«Dubito che abbiano dei rinforzi» disse Beadle.

«Comunque sì, di quest’isola ne ho avuto abbastanza» disse John Feather.

«Tu parlare bene lingua di uomo bianco» disse Toro Seduto. «Come me.»

«Grazie» rispose John Feather. «Merito del college.»

«E, come il qui presente nostro amico Rikwalk, immagino che avrai una storia altrettanto incredibile» disse Mr Verne, sorridendo all’indiano.

«Ah, neanche se lo immagina» disse ridendo John Feather. «Ma anche questa storia è meglio serbarla per momenti migliori.»

«Spingerò io la nave in mare,» disse Rikwalk «e poi sarà compito dell’Olandese farla salpare.»

«Nessun problema» rispose questi. «Il resto della ciurma mi darà una mano, indicando a voi altri le cose in cui potrete collaborare. Ma non saranno molte. Per far salpare la mia nave bastano poche persone.»

«Per me bene andare» disse Toro Seduto.

Con degli attrezzi presi dalla nave, Rikwalk fu liberato dalle catene; poi salimmo tutti a bordo rastrellando le armi ancora in possesso dei cadaveri dei pirati.

Fu lo scimmione, servendosi della catena agganciata alla prua, a riportare la nave in mare.

All’inizio ebbe una certa difficoltà nel trascinarla, ma gli bastò raggiungere l’acqua perché il vascello scivolasse senza grossi problemi alle sue spalle. Continuò ad avanzare fin quando l’acqua gli arrivò alle ascelle e la nave fu abbastanza al largo da lasciarsi trasportare dalle onde; poi, a nuoto, raggiunse la fiancata e risalì muovendosi, be’, come uno scimmione. Era così pesante che la nave prese a inclinarsi dalla sua parte.

Ma, una volta salito a bordo, la nave riprese il giusto equilibrio. Al levarsi di una brezza, furono issate le vele. Il vento le gonfiò all’istante e ci fece partire a velocità sostenuta.

Nel guardarmi alle spalle vidi, in volo sopra la giungla, una strana e coloratissima creatura più simile a un rettile che a un uccello, anche se di quest’ultimo recava non pochi tratti. Era il nostro vecchio amico pterodattilo, o un suo collega.

Anche il cruiser era stato issato a bordo, e i miei compagni mi sistemarono in piedi (ovvero sul culo), appoggiato al parapetto. Mi sporsi a tirare la giacca di Mr Twain.

Lui si voltò. «Mi venisse un colpo.»

Anche Verne e gli altri si girarono a guardare.

«Uccello di fuoco» disse Toro Seduto. «Io sentito parlare di lui.»

Lo pterodattilo discese nella nebbia che ricopriva l’isola e sparì.

«Mi piacerebbe sapere quali altre bestie abitano laggiù» disse Mr Verne.

«Io sono lieto di essermene andato, invece» disse John Feather. «Quei pirati erano bestie a sufficienza, per quanto mi riguarda.»

«Chissà da dove venivano» disse Mr Verne. «Sembravano, be’, spuntati dal passato. Come, peraltro, questa nave e questa ciurma.»

«È proprio così» rispose Beadle. «Ma, ripeto, fornirò più tardi le mie spiegazioni. I motivi sono molteplici. Per il momento, suggerirei di spingerci in mare aperto, di riposare un po’, di capire se l’Olandese ha delle provviste.



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