Nel regno degli spiriti famelici by Gabor Maté

autore:Gabor Maté [Maté, Gabor]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ubiliber
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Essendo sprofondato nella crosta di questa Terra tante volte, sembra che solo su questo piccolo e familiare blocco di cemento, dove posso fare sette passi in una direzione, poi sette indietro, i miei piedi tocchino davvero terra.1

La tradizione popolare vuole che il tossicodipendente debba “toccare il fondo” prima di ottenere la motivazione per rinunciare alla sua abitudine. Questo può essere vero in alcuni casi, ma non come regola generale, perché ciò che costituisce il punto più basso varia da individuo a individuo. Per Stephen Reid è il pavimento di nudo cemento di una prigione. Per me è l’impatto che i miei comportamenti di dipendenza hanno sulla mia famiglia e il senso di alienazione e vergogna che cresce ogni volta che mi concedo segretamente un’abbuffata di acquisti. È difficile immaginare cosa significhi “toccare il fondo” per i pazienti del Portland Hotel, che hanno perso tutti i loro beni terreni, coniugi, figli, autostima, salute e la possibilità di vivere qualcosa che assomigli a una vita normale. Se libertà è solo un altro modo per dire “niente da perdere”, gli spiriti famelici e incalliti che abitano il ghetto della droga di Vancouver sono davvero molto liberi.

Come ho osservato in precedenza, le differenze tra la mia vita e quella dei miei pazienti del Downtown Eastside sono palesi. Sono meno evidenti le tante somiglianze tra i miei schemi di comportamento e i loro, nelle motivazioni che guidano le dipendenze e nelle nostre azioni attorno all’“oggetto” che crea dipendenza: nel loro caso e in quello di Stephen Reid le droghe, nel mio i compact disc, l’attenzione del pubblico, la gratitudine dei pazienti, l’oblio di sé dell’immersione nel lavoro, il bisogno costante di attività distruttive o stupide distrazioni. Come loro, sono stato disposto a vendere l’anima, solo che la mia dipendenza è più costosa. Loro si accontentano di una stanza infestata dagli scarafaggi a Hastings, la mia dipendenza dal lavoro mi ha permesso di comprarmi una bella casa; il loro oggetto di dipendenza scorre nelle vene per essere espulso dai reni oppure penetra nei polmoni e poi svanisce nell’aria, i miei scaffali sono pieni di CD, parecchi dei quali inascoltati, e di libri, molti non letti. Le loro dipendenze li fanno finire in galera, la mia ricerca ossessiva del riconoscimento e le abitudini indotte dal lavoro mi hanno portato ammiratori e un buon reddito.

Quanto alla moralità, al dovere e alla responsabilità, se loro hanno abbandonato i figli anche io ho abbandonato i miei: per loro non sono stato presente e ho attribuito ai miei bisogni percepiti un valore maggiore di quanto ne avessero in realtà. Se i miei pazienti hanno mentito e manipolato, anch’io l’ho fatto. Se sono ossessionati dal loro prossimo sballo, lo sono anch’io. Se perseverano nel loro comportamento anche molto tempo dopo che le conseguenze negative li hanno colpiti, lo faccio anch’io. Se fanno ripetutamente promesse e prendono impegni solenni per poi trasgredirli ogni volta, non è niente che non abbia fatto anche io. Se Stephen Reid è ricaduto nella sua dipendenza dalla droga

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