Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino by Christiane F

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino by Christiane F

autore:Christiane F.
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: Rizzoli
pubblicato: 1981-09-15T22:00:00+00:00


Avevo orrore di tornare a dipendere dall’ero fisicamente. Ma quando Detlef era sballato ed io ero pulita tra di noi non c’era nessun feeling. Eravamo come estranei l’uno all’altra, per questo ricominciai a farmi con la roba che mi dava Detlef. E mentre ci ficcavamo l’ago ci dicevamo che non volevamo mai più essere dipendenti dall’eroina. Ancora ci intestardivamo a credere che fisicamente non eravamo dipendenti e che in qualsiasi momento potevamo smettere, e già da un sacco di tempo stavamo lì col panico a preoccuparci che ci rimanesse della roba per l’indomani mattina.

Tutta la merda ricominciò da capo. Solo che adesso non eravamo così coscienti di quanto ci stavamo dentro, nella merda, appunto perché pretendevamo di aver tutto sotto controllo.

All’inizio Detlef ricominciò a far marchette anche per me. Questo naturalmente non poteva durare a lungo e anch’io dovetti di nuovo ricominciare a battere. Subito però ebbi una fortuna pazzesca con i clienti abituali e quindi anche battere non mi sembrò che facesse tanto schifo.

Già la prima volta che dovevo tirar su dei soldi Detlef mi portò con sé da Jürgen. Questo Jürgen è un uomo abbastanza noto nel mondo degli affari berlinese, ha un mare di grana e con gli uomini politici ci va a colazione. Lui ha già superato la trentina, ma in un certo senso è ancora un tipo giovanile. Parla lo stesso linguaggio dei giovani e capisce anche i loro problemi, non è assolutamente di questi tipo manager, furbacchioni, come di solito sono quelli che riescono a fare la grana.

Arrivai dunque per la prima volta a casa di Jürgen. E lì intorno a un enorme tavolo di legno c’erano sedute una dozzina di persone giovani. Sul tavolo c’erano dei candelabri d’argento con le candele accese e bottiglie di vino costoso. Le persone parlavano tra di loro tutte sciolte, ed io notai che i tipi e le tipe che stavano intorno al tavolo erano tutti gente che sapeva il fatto suo. Jürgen era quello che dirigeva la conversazione, ed io pensai che doveva essere uno con un cervello così se non altro per il fatto che lui era riuscito a farsi una casa così pazzesca, che doveva essere costata un mucchio di grana, era una cosa che mi faceva effetto. E poi il fatto che lui era rimasto comunque un tipo liscio, veramente umano.

Davanti agli altri fummo subito trattati come vecchi amici, malgrado oltre a noi non ci fosse nessun altro bucomane. Dopo che per un po’ si stette così a chiacchierare una coppia chiese se si poteva fare una doccia. Jurgen disse: « Ma certo, che ci stanno a fare altrimenti le docce ».

Le docce erano lì, proprio nello stesso ambiente. I due entrarono dentro e poi entrarono ancora un paio di persone. E poi uscirono fuori nudi e chiesero degli asciugamani. Pensai che era un gruppo di gente proprio paracula nel quale tutti si dovevano come voler bene. Ed io avevo proprio il feeling giusto, perché mi immaginavo che Detlef ed io più tardi avremmo



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