Non morirò stanotte by Karim Franceschi

autore:Karim Franceschi [Franceschi, Karim]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858694435
editore: BUR Rizzoli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

12

We’re gonna die!

Li ho cacciati.

Inizio il takmill con i compagni rimasti senza girarci tanto intorno. Poso lo sguardo su ognuno di loro, tutti annuiscono, ognuno mi fissa dritto in faccia. Qualcosa non mi torna però, un particolare fuori posto. Argesh. Cosa ci fa ancora qui? Non dovevi tornare in America? gli chiedo. Perché non sei salito con gli altri sul pullmino per l’Accademia?

«Non volevo essere accomunato a loro» risponde gelido. «Non volevo che il resto dell’Ypg, internazionali e non, pensasse che mi fossi schierato dalla loro parte. Non volevo lasciare così il Rojava. Non me ne vado da qui perché condivido le loro cazzate, ma perché devo. Non verrò a Raqqa, andrò in Accademia per tornare a casa, se mi aiuti a trovare un passaggio, ma ci andrò da solo. Mi darai una mano?»

Gli sorrido, annuisco con un cenno del capo. È un gran gesto il suo, c’è il rischio che adesso debba aspettare un po’ prima di riuscire ad abbandonare la Siria. I miei pensieri vengono interrotti da Guevara, che prende la parola per la prima volta durante un takmill. È pallido come la cera, il suo volto una sfera perfetta; è albino, senza sopracciglia, la testa completamente pelata. Indossa sempre dei grandi occhiali da sole, che insieme all’accento british lo fanno sembrare un turista durante un’escursione, o il personaggio di un videogioco. Ora mi parla con voce sicura, e in un lampo realizzo che non è per timidezza che fin qui non ha aperto bocca in assemblea, ma perché reputava di non aver niente da dire a Delsoz, Botan e gli altri. L’atmosfera tossica dei giorni passati ormai è solo un ricordo. «Se non li avessi mandati via tu ce ne saremmo andati noi» dice. «Siamo qui perché a Tabqa questo battaglione è diventato una leggenda, la maggior parte di noi è già stata in guerra e volevamo combattere con voi. Tutto ci aspettavamo tranne che trovarci davanti a scenate isteriche.»

Robin, al suo fianco, mi fa capire con lo sguardo che la pensa allo stesso modo e insieme a lui anche Kalashin, Hogir, Welat, persino Agir, e io realizzo solo in questo momento che stavo rischiando grosso. Dovevo fare una scelta, fra i compagni che adesso sono di fronte a me e quelli che davanti a me non ci sono più: due realtà troppo diverse per riuscire a esistere nello stesso luogo, ed è andata nel miglior modo possibile. O forse l’unico. Osservo i volti più familiari fra quelli che mi circondano: Bagok, Ariel, Merxas, anche Ulisse che ha titubato fino all’ultimo, come se dovesse scegliere a quale gruppo di amici unirsi per una serata: sono ancora qui, con me, a dimostrarmi che non tutto, nel mio ruolo di comandante, è stato travisato, non ogni mia azione recepita in modo sbagliato.

Abbiamo perso degli elementi molto validi, continuo rivolgendomi a tutti loro, ma ne abbiamo acquisiti di altrettanto capaci e preparati, se non di più. Musherfa è stato il nostro incubo, chi c’era se n’è reso conto. Be’, Raqqa sarà un’enorme Musherfa.

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