Non solo di cose d'amore by Pietro Del Soldà

Non solo di cose d'amore by Pietro Del Soldà

autore:Pietro Del Soldà [Soldà, Pietro Del]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2018-05-09T22:00:00+00:00


Le contraddizioni della democrazia

La forma di governo che, almeno sulla carta, prevede che tutti i suoi cittadini siano liberi e uguali rischia di cadere sotto i colpi della disuguaglianza. Significa forse che essa è ineliminabile? In effetti Socrate, nel terzo libro della Repubblica, molto prima di parlare di democrazia, sembra quasi voler legittimare la disuguaglianza quasi fosse una caratteristica permanente e necessaria per una società ben organizzata. Per farlo ricorre a un mito, un mito palesemente falso, che espone ai suoi giovani interlocutori per vedere come reagiscono. Continuando con loro a "giocare" alla progettazione di una città ideale, propone infatti di fabbricare una bella storia da "dare a bere" in primo luogo ai custodi di quella città e poi al resto della popolazione. Si tratta di una vera e propria menzogna, una "nobile bugia", gennaion pseudos, una fake news che "certo non è facile da far accettare".

"Mi sembri un po' restio a raccontarla", gli dice Glaucone.

"Vedrai che non appena te l'avrò raccontata", risponde Socrate, "anche tu condividerai la mia incertezza".

L'idea è convincere i capi, i soldati e tutti i cittadini che i loro ricordi da bambini in realtà sono solo dei sogni: durante l'infanzia che credono di ricordare in città, infatti, vivevano sotto terra.

Tutti i cittadini, senza distinzioni, provengono dal ventre della terra, che è loro madre: li ha forgiati, plasmati e poi dati alla luce. Il loro compito sarebbe, di conseguenza - proprio come si fa nei riguardi di una madre -, di avere cura del proprio territorio, di difenderlo dagli aggressori e di considerare tutti gli altri cittadini come fratelli. Socrate non ha dubbi: "Se i cittadini credessero a questa mia storia sulla terra che è loro madre sarebbe un gran bene, perché aumenterebbe il loro attaccamento alla città e la loro reciproca coesione".

La nobile menzogna consiste però anche di una seconda parte, nella quale si racconta che ogni persona appartiene sin dalla nascita a una certa classe associata ciascuna a un metallo: l'oro per la classe dirigente, l'argento per i ministri, i soldati e i servi di alto rango e infine il bronzo e il ferro per i lavoratori più umili come operai e contadini. Sarebbe la rovina della città se l'ordine delle classi fosse messo in discussione e, ad esempio, un figlio della stirpe d'argento, per mancanza di talento, fosse declassato al rango dei lavori umili tipico degli uomini di ferro; ma persino se, al contrario, tra i contadini nascesse miracolosamente un figlio di natura aurea e a lui fosse concesso di svolgere compiti elevati, l'ordine della città rischierebbe di crollare.

"Riuscirai mai", chiede Socrate a un Glaucone un po' stupito, "a trovare un modo per rendere credibile questa storia?".

"No", risponde il giovane, "se ti riferisci a questa gente qui [i loro contemporanei, ndr\ sì se ti riferisci ai loro figli, ai discendenti e a tutti gli uomini che seguiranno".

Come a dire: il mito delle origini nasce come una menzogna evidente a cui nessuno oggi può credere, ma che tramandandosi di generazione in generazione acquisterebbe sempre più credibilità.



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