Norman G. Finkelstein by L'industria dell'Olocausto

Norman G. Finkelstein by L'industria dell'Olocausto

autore:L'industria dell'Olocausto [industria dell'Olocausto, L']
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Non fiction
pubblicato: 2014-12-11T23:00:00+00:00


Conclusione

Resta da esaminare l’impatto che l’Olocausto ha avuto negli Stati Uniti. Nel farlo, mi avvarrò anche delle osservazioni critiche di Peter Novick.

Oltre alle commemorazioni dell’Olocausto, almeno diciassette Stati hanno istituito o proposto programmi di studio sull’argomento, e numerosi college e università hanno finanziato cattedre in questa materia. Difficilmente passa una settimana senza che sul «New York Times» compaia un articolo importante che ne parli. Il numero di ricerche accademiche dedicate alla Soluzione Finale nazista viene prudentemente stimato oltre le diecimila. Lo si confronti con ciò che si conosce dell’ecatombe in Congo. Tra il 1891 e il 1911, circa dieci milioni di africani morirono nel corso dello sfruttamento da parte dell’Europa delle risorse congolesi di avorio e di caucciù. Eppure il primo e unico studio in lingua inglese interamente dedicato a questo argomento fu pubblicato solo nel 1998.1

Dato il vasto numero di istituzioni e di professionisti che si sono dedicati a conservarne la memoria, oggi l’Olocausto è fortemente radicato nella vita americana. Novick, tuttavia, nutre qualche dubbio sul fatto che questa sia una cosa positiva. Prima di tutto, porta numerosi esempi di come venga banalizzato. In verità, risulta difficile nominare anche una sola causa politica – che si tratti di un movimento per la vita o a favore della libertà di scelta, dei diritti degli animali o degli Stati – che non faccia ricorso all’Olocausto. Condannando gli scopi dozzinali per cui questo evento viene utilizzato, Elie Wiesel ha dichiarato: «Giuro di evitare […] spettacoli volgari».2

Eppure Novick riferisce che «la più fantasiosa e sottile operazione di sfruttamento dell’immagine dell’Olocausto si verificò nel 1996, quando Hillary Clinton, allora sotto un fuoco incrociato per varie accuse mosse contro di lei, apparve nel corridoio della Casa Bianca, mentre suo marito teneva il discorso (ripreso da tutte le televisioni) sullo stato dell’Unione, con a fianco sua figlia Chelsea ed Elie Wiesel».3

Secondo lei i rifugiati del Kosovo costretti all’esodo dai serbi durante i bombardamenti della NATO richiamavano alla mente scene dell’Olocausto rappresentate in Schindler’s List. «Quelli che imparano la storia dai film di Spielberg» commentò sarcasticamente un dissidente serbo «non dovrebbero venirci a dire come vivere la nostra vita».4

La «Pretesa che l’Olocausto faccia parte della memoria americana», sostiene più avanti Novick, è un alibi morale. «Fa sì che si eviti di assumersi quelle responsabilità che davvero spettano agli americani nel momento, in cui affrontano il proprio passato, il proprio presente e il proprio futuro»5 (il corsivo è nell’originale). Questo è un punto fondamentale. È molto più facile deplorare i crimini commessi dagli altri piuttosto che i nostri. È anche vero, comunque, che se lo volessimo potremmo imparare molto su noi stessi dall’esperienza nazista. La dottrina del Destino Manifesto ha anticipato quasi tutti gli elementi dogmatici e programmatici della politica del Lebensraum di Hitler. Di fatto, Hitler modellò la sua conquista dell’Oriente sulla conquista americana del West.6

Nella prima metà del Ventesimo secolo un cospicuo numero di Stati americani approvò leggi sulla sterilizzazione e decine di migliaia di americani furono sterilizzati contro il loro volere. Quando promulgarono le leggi sulla sterilizzazione, i nazisti fecero esplicitamente riferimento al precedente americano.



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