Occhi di vetro by David Martin

Occhi di vetro by David Martin

autore:David Martin [Martin, David]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:43:31+00:00


25

Lyon è schiacciato contro un’enorme divisa che sembra prodotta da una società che fabbrica tendoni da campo. Sopra la tasca sinistra è cucita la parola «vicesceriffo», sopra quella destra «Carl».

Dopo essersi liberato della stretta di quelle braccia mastodontiche, Lyon barcolla all’indietro, per vedere quante persone siano stipate dentro quell’uniforme.

«Hai fretta, idiota?» chiede il grassone e anche le sue parole sembrano soffocate dalla carne in eccesso.

Lyon cerca di guardare dietro di lui.

«Ha visto qualcuno nel bosco?»

Carl si volta faticosamente verso la foresta, poi torna a fissare Lyon, senza rispondere.

«E dov’è la tua auto? Io devo guidare per un’ora attraverso le montagne, ma tutti gli altri compaiono qui senza un mezzo di trasporto.»

Carl continua a tacere.

Lyon fa un passo indietro per dare un’altra occhiata. «Così finalmente incontro ‘Le Grande Carl’ di cui ho tanto sentito parlare… ed è veramente impressionante.» Lyon non sa bene perché abbia assunto un tono così scherzoso. Saranno i nervi… o forse è a causa di Claire. «Che cosa posso fare per lei, vicesceriffo?»

«Sono venuto a vedere quella negra che tieni qui.»

Ma quando Carl va verso la porta, Lyon gli si para davanti, senza scarpe, con la cerniera dei pantaloni aperta e la camicia sbottonata.

«Mi spiace, vicesceriffo, ma non può entrare in casa mia senza un mandato di perquisizione, lo dice la Costituzione.» Ma perché poi sta facendo il saccente in quel modo?

In ogni caso, non sembra che i commenti di Lyon abbiano alcun effetto su Carl, che estrae dalla tasca dei pantaloni un sacchetto di alluminio, ne tira fuori una manciata di tabacco nero, grande come una prugna, e se la ficca a fatica nella bocca sorprendentemente piccola.

«Una bella presa.»

Carl risponde in modo incomprensibile, masticando il tabacco e poi sputando. «Sono venuto a vedere quella negra che tieni qui.»

«Ho capito.» Poi Lyon incontra gli occhi infossati del vicesceriffo, che somigliano ad animali che guardino fuori da due caverne, e si rende conto che quell’uomo, per quanto grasso e stupido, non è una persona da sottova-lutare.

Carl sputa al di là della ringhiera della veranda, poi allunga una mano per afferrare Lyon per una spalla e grugnisce, per lo sforzo o per il disprezzo. «Muoviti, stronzo.»

«Tolga quella mano…»

Carl lo sposta come se fosse un bambino.

Lyon lo segue in cucina. «Senta, vicesceriffo…»

«Dov’è quella puttana?» chiede lui con voce risoluta.

«Di chi sta parlando?»

Un altro grugnito, poi Carl si volta e si dirige verso il soggiorno come un lottatore giapponese che abbia fretta. Lyon lo raggiunge in mezzo alla stanza e lo afferra per un gomito, ma Carl si gira per mettergli una mano sul collo, mentre con l’altra lo prende per i pantaloni. Improvvisamente lo solleva, togliendogli il fiato e alzandolo a tal punto che la sua testa tocca il soffitto, poi lo porta attraverso la stanza, con la testa che continua a sbattere e lo butta contro una parete.

Lyon resta completamente senza fiato.

«Toccami di nuovo e ti fotto», gli dice il vicesceriffo con sorprendente chiarezza, poi lo lascia cadere sul pavimento.

Quando Lyon riesce a ricomporsi, Carl si sta insinuando, a fatica, nella camera da letto.



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