Ogni cosa al suo posto by Oliver Sacks

Ogni cosa al suo posto by Oliver Sacks

autore:Oliver Sacks [Sacks, Oliver]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-11-13T23:00:00+00:00


Mr. Q. era un altro paziente con una demenza meno grave di quella del Dr. M., ed era ricoverato in una casa di riposo gestita dalle Piccole Sorelle dei Poveri, dove spesso lavoravo. Per molti anni era stato custode in un collegio e adesso si trovava in un ambiente per certi versi simile: un edificio istituzionale con arredamento istituzionale, una gran quantità di persone che andavano e venivano soprattutto durante il giorno, alcune delle quali investite di autorità e abbigliate di conseguenza, e altre sotto la loro guida; c’era anche una rigorosa tabella di marcia, con orari fissi per i pasti, per la sveglia la mattina e per coricarsi la sera. Forse quindi non era del tutto inatteso che Mr. Q. immaginasse di essere ancora un custode, di trovarsi ancora in una scuola (che aveva subìto, peraltro, qualche cambiamento sconcertante). Benché gli alunni fossero a volte allettati o anziani, e lo staff vestisse i panni bianchi di un ordine religioso, questi non erano che meri dettagli: Mr. Q. non diede mai troppo peso alle questioni formali.

Aveva il suo lavoro: controllare le finestre e le porte per assicurarsi che fossero ben chiuse la sera, ispezionare la lavanderia e la stanza delle caldaie per verificare che tutto funzionasse a dovere. Le suore che gestivano la casa, benché percepissero la sua confusione e i suoi deliri, rispettavano e addirittura rinforzavano l’identità di questo ricoverato un poco demente che – pensavano – sarebbe potuto crollare se gli fosse stata sottratta. E così lo incoraggiavano nel suo ruolo di custode, dandogli le chiavi di certi armadi e incoraggiandolo a chiuderli la sera prima di andare a letto. Lui portava un mazzo di chiavi tintinnanti legato alla cintura: le insegne del suo status, la sua identità ufficiale. Controllava la cucina per assicurarsi che fuochi e fornelli fossero tutti spenti e che nessun cibo deperibile fosse stato lasciato fuori dal frigorifero. E benché con il passare degli anni diventasse sempre più demente, sembrava essere notevolmente organizzato e strutturato dal suo ruolo, dai diversi compiti di controllo, pulizia e manutenzione che eseguiva durante la giornata. Probabilmente, quando morì per un improvviso infarto cardiaco, Mr. Q. se ne andò senza aver mai capito di non essere un custode con una vita di onorato servizio alle spalle.

Avremmo forse dovuto dirgli che non era più un custode, ma un uomo in declino, demente, ricoverato in una casa di riposo? Avremmo dovuto portargli via l’identità a cui era abituato – un’identità ben rodata – e sostituirla con una «realtà» che, malgrado fosse tale per noi, per lui sarebbe stata priva di significato? Fare una cosa del genere sembrava non solo inutile ma persino crudele – e avrebbe anche potuto affrettare il suo declino.



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