Oltre le gerarchie by Tania Groppi

Oltre le gerarchie by Tania Groppi

autore:Tania Groppi
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Anticorpi
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2021-05-11T16:00:00+00:00


Il grande inganno: merito e mobilità sociale

Cominciamo con la mobilità sociale, intesa non come la possibilità di sviluppare appieno le proprie potenzialità personali e sociali appena esaminata, bensì nella sua accezione più comune: quella di tipo meramente «ascensionale» dal basso verso l’alto, perlopiù intergenerazionale, affermatasi con la fine dell’ancien régime e la nascita della società industriale.

Ebbene, è consuetudine ritenere che esista una correlazione positiva, di tipo biunivoco, tra la mobilità sociale così intesa e l’eguaglianza. Più mobilità sociale, più eguaglianza; più eguaglianza, più mobilità sociale. In questa ottica, benché sia considerata un valore in sé da alcuni autori, specie di impostazione liberale, la mobilità sociale è vista di frequente come uno strumento al servizio della riduzione della diseguaglianza fondata sulle classi e come un’alternativa al conflitto sociale: una lettura che accomuna studiosi molto distanti tra loro, da Marx a Durkheim, passando per Pareto, Mosca, Sorokin40. Ciononostante, e per quanto esaltata come un valore centrale della civiltà occidentale, la mobilità sociale appare incompatibile con la nozione di democrazia accolta nel nostro ordinamento.

Gli studi empirici degli psicologi sociali mostrano che è elevatissimo il rischio che la mobilità sociale, quando orientata a sollecitare e premiare i soli sforzi individuali, diventi un veicolo non di riduzione bensì, al contrario, di legittimazione delle diseguaglianze41. Ovvero, che diventi uno di quei meccanismi che aiutano a trasformare, nella percezione del gruppo umano di riferimento, le disparità e le sperequazioni in fenomeni naturali, occultandone la matrice artificiale e pertanto contribuendo a stabilizzarle, a renderle accettate e accettabili, fino a innescare processi competitivi improntati al darwinismo sociale. A cristallizzare, insomma, una visione del mondo articolata secondo l’asse verticale alto-basso e orientata al mantenimento dello status quo42.

Inoltre, appiattendosi, se così si può dire, sulla prospettiva verticale – ovvero accettando, sia pure con il temperamento della mobilità sociale, una società stratificata i cui membri sono disposti come su una scala – si generano conseguenze nefaste e incontrollabili in termini di psicologia individuale e collettiva43. In basso si produrrà invidia per quelli che stanno sopra e al contempo la tendenza a scimmiottarne gli atteggiamenti, i costumi, la mentalità e soprattutto i consumi. In alto si svilupperà disprezzo per quelli che stanno sotto, sentimento pronto a trasformarsi in paura non appena questi ultimi dovessero apparire insidiosi e rivendicativi. Allora quelli di sopra cercheranno di camuffarsi, ostentando una finta complicità, oppure dando mostra di abbassarsi sotto al livello dei loro interlocutori, come il marchese raccontato nell’ultimo capitolo dei Promessi sposi. Questo «bravissimo uomo», appena arrivato nel palazzotto che fu di don Rodrigo, fece a Renzo e Lucia, infine sposi dopo tante vicissitudini, «una gran festa», accomodandoli a tavola con Agnese e la mercantessa, aiutando persino a servirli, prima di ritirarsi a pranzare altrove con don Abbondio. Manzoni commenta così il suo sfoggio di umiltà: «A nessun verrà, spero, in testa di dire che sarebbe stata cosa più semplice fare addirittura una tavola sola. Ve l’ho dato per un brav’uomo, ma non per un originale, come si direbbe ora; v’ho detto ch’era umile, non già che fosse un portento d’umiltà.



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