On the Come Up by Angie Thomas

On the Come Up by Angie Thomas

autore:Angie Thomas [Thomas, Angie]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858697382
editore: Rizzoli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


DICIASSETTE

«Ma che cavolo?» dice Sonny.

Non è possibile.

Mi sollevo sulle punte dei piedi. Long guida uno studente sotto il metal detector, come se non se ne fosse mai andato, e lì accanto Tate controlla uno zaino.

Sento la tensione in tutto il mio corpo.

La dottoressa Rhodes aveva detto che ci sarebbe stata un’indagine e che sarebbero state adottate misure disciplinari se l’amministrazione l’avesse trovato congruo. Il fatto che Long e Tate mi abbiano gettata per terra non sembra “congruo” alla loro idea di sopraffazione.

C’è la dottoressa Rhodes vicino alle porte, e dice a tutti di entrare in modo ordinato.

«Come diavolo è possibile che siano tornati?» chiede Sonny.

«Non si è protestato abbastanza per le loro azioni» dice Malik. Mi guarda.

E no, cazzo. «Non dare la colpa a me.»

«Non ti sto dando la colpa.»

«È come se l’avessi fatto!»

«Ehi!» interviene Sonny. «Non adesso, okay?»

«Dobbiamo fare qualcosa» dice Shana.

Mi guardo intorno. C’è mezza scuola qui fuori, e quasi tutti mi guardano.

Sono incazzata? Credo che la parola non basti minimamente a spiegare come mi sento. Ma qualunque cosa vogliono che io faccia, non mi sento di farla. E no, non so che diavolo fare.

Malik mi fissa lungamente. Dal momento che non dico né faccio nulla, scuote il capo. Apre la bocca e comincia a esclamare: «Non possiamo permettere che...».

«“Scoppiato, mi hai immobilizzata sul selciato”» gli grida sopra Curtis. «“Scoppiato, mi hai immobilizzata sul selciato”»

Malik prova a intonare un suo slogan più forte di lui, ma Curtis grida forte, rabbioso, e contagioso. Una seconda persona grida il mio testo. Una terza. Una quarta. Prima ancora che io me ne accorga, sento le mie parole ripetute da tutti tranne me.

E Malik.

«Non tollereremo questo tipo di comportamenti» esclama a voce alta la dottoressa Rhodes. «Tutti gli studenti devono interrompersi im...»

«“Non puoi fermare la mia voce!”» grida Curtis. «“Non puoi fermare la mia voce!”»

E tutti passano a intonare queste parole.

Ho un momento di gloria. Fra tutti i posti e le occasioni possibili, proprio qui e ora. Queste parole, vedete, sono partite dalla mia testa. Sono mie. Concepite dai miei pensieri e dai miei sentimenti. Partorite dalla mia penna al mio taccuino. In qualche modo hanno trovato la strada per giungere sulle bocche dei miei compagni di scuola. Credo le dicano per se stessi, sì, ma so che le dicono per me.

È abbastanza per farle pronunciare anche a me.

«“Io salgo e non mi puoi fermare, no, no!”» grido. «“Io salgo e non mi puoi fermare, no, no!”»

Non sembra una protesta. Tanti compagni di classe come me si muovono a un beat che non sta suonando. Saltano, balzano, danzano. Dreadlock e treccine si agitano, i piedi non vogliono stare fermi. Ci sono cenni di assenso, sì, yeah, che si mischiano, e si gonfiano. È diverso da quel che è accaduto al parcheggio del Ring. Quello era un mini concerto. Questa è una chiamata alle armi.

«“Non mi puoi fermare, no, no! Non mi puoi fermare, no, no!”»

Long e Tate si presentano alle porte. Long ha un megafono.

«Tutti gli studenti devono recarsi in classe» dice. «In caso contrario rischiate la sospensione.



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