Orizzontale e verticale.Le figure del potere by Stefano Boni

Orizzontale e verticale.Le figure del potere by Stefano Boni

autore:Stefano Boni [Boni, Stefano]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


capitolo quarto

Democrazie incompiute

[Le cerimonie politiche francesi contemporanee] rinviano tutte a una trascendenza (la Nazione, il Popolo, la classe operaia): trascendenza evocata nel discorso dell’officiante (o degli officianti), o dal gioco di simboli utilizzati in queste occasioni. Propriamente religiosa è la relazione che si instaura tra l’officiante e i fedeli.

[Abélès 2001: 72]

Il giuramento della Pallacorda (Versailles, 1789) viene presentato come un evento chiave per il superamento della monarchia assoluta e l’avvio del processo rivoluzionario francese. Eppure i dipinti che raffigurano un atto fondativo nell’affermazione di valori democratici ed egualitari mostrano incipienti innalzamenti della figura, come quella di Jean Sylvain Bailly – in piedi sopra il consesso – che sarà uno dei leader dei primi anni della rivoluzione [figura V.Ci.2]. Le aspirazioni democratiche, sebbene sostengano una formale parità valoriale, non ripudiano la verticalità amministrativa né la concentrazione di potere nelle cariche di governo. John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti tra il 1797 e il 1801, credeva che «eliminati i troni e le corone, tra gli uomini sarà la fine di tutto il dominio e ci sarà la giustizia» [Kertzer 1988: 163], ma la storia ha dimostrato che la supremazia e il sopruso piuttosto che scomparire hanno assunto nuove forme. La sostituzione della verticalità regale con governi repubblicani innesca profondi sconvolgimenti istituzionali che rispondono alle richieste di egualitarismo giuridico diffusi globalmente. Negli ultimi due secoli, chi sta in basso si è sollevato contro i regimi monarchici e coloniali, ma lo ha fatto anche nelle micro-dinamiche dei conflitti domestici, su linee di genere ed età. Nonostante un evidente fermento, la democratizzazione è stata meno orizzontale di quanto fosse stato annunciato nei proclami dei politici. La struttura dei nuovi governi democratici ripudia quella dei popoli «primitivi», che avevano proposto forme organizzative a potere diffuso, e si limita a sostituire al re un’assemblea di delegati mantenendo la gerarchia istituzionale e amministrativa. Con la rivoluzione francese inizia una fase non ancora conclusa (perlomeno in Europa), ma che sembra ormai volgere al termine, in cui la gestione del potere ha proposto uno schizofrenico e mistificatorio connubio tra un’uguaglianza solennemente proclamata come valore giuridico fondativo e l’accentuarsi della cesura tra governati e governanti, la riduzione della mobilità sociale e il consolidarsi di ideologie discriminatorie.

Questo capitolo interroga le forme che hanno assunto orizzontalità e verticalità nei contesti sedicenti democratici che diventano progressivamente la forma di governo non solo egemonica ma obbligatoria. Le repubbliche che nel corso dell’Ottocento e del Novecento hanno assunto una forma costituzionale simile a quella odierna, quanto hanno accolto e realizzato l’ideale orizzontale? Quanto hanno diffuso il potere e quali forme di verticalità hanno espresso? Che spazio c’è per la molteplicità e il protagonismo dal basso? In ciò che segue sostengo che, al netto della retorica contemporanea, l’impianto del modello verticale esce per certi versi parzialmente destrutturato o almeno contestato (privilegi aristocratici ed ecclesiastici, patriarcato, razzismo), ma viene anche notevolmente rafforzato in certi ambiti cruciali (concentrazione finanziaria, impotenza politica delle masse, coercizione burocratica, capacità di controllo e direzione dall’alto della cittadinanza). Ciò che caratterizza i sistemi



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