Parigi brucia? by Lapierre Dominique Collins Larry

Parigi brucia? by Lapierre Dominique Collins Larry

autore:Lapierre Dominique Collins Larry
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Mondadori
pubblicato: 1987-11-13T23:00:00+00:00


All'altra estremità di Parigi, a Saint-Cloud, un altro generale riceveva proprio in quel momento una visita. Il sottotenente Dankvart von Arnim, portava a Hubertus von Aulock, nominato generale la notte prima, una scatoletta avvolta in carta bianca. Il suo superiore, il generale von Choltitz, aveva risolto il problema: nella scatola si trovavano le spalline di generale per Aulock. Choltitz le aveva tolte a una delle sue uniformi.

XXI

Il console Nordling si chiedeva cosa cercasse il generale von Choltitz nel buffet dietro la scrivania. Mai Choltitz aveva aperto quel mobile in sua presenza. Un momento dopo il generale tirò fuori una bottiglia rigonfia che appoggiò con delicatezza su un angolo della tavola. Improvvisamente misterioso, si piegò verso il diplomatico svedese, e disse in tono confidenziale: «Ora non andrà mica a dirlo agli inglesi, che bevo whisky. Mi farà compagnia, non è vero?». Sorpreso, Nordling chinò la testa annuendo. Decisamente, pensava, questo generale è un personaggio sconcertante. Era dunque solo per offrirgli un bicchiere di whisky che lo aveva convocato con tanta urgenza, proponendogli perfino di mandare un'automobile blindata a prenderlo?

Choltitz versò l'alcool. Poi, alzando il bicchiere, fece un cenno con la testa, disse: «Alla salute» e lo vuotò d'un fiato. Sospirò a lungo, poi si lasciò cadere nella poltrona. Con l'aria improvvisamente pensierosa, tormentava il monocolo fra le dita grassocce. «Signor console» disse dopo un po' «la sua tregua è un fallimento!» Senza lasciare al diplomatico il tempo di replicare, il comandante della piazza di Parigi aggiunse amaramente che i tre capi della Resistenza non avevano corrisposto alle sue speranze, una volta che erano stati liberati.

L'insurrezione continuava.

Nordling ebbe a sua volta un sospiro, e fece notare che il solo uomo che esercitasse una reale autorità sulla Resistenza era il generale de Gaulle. E de Gaulle non era a Parigi. Con tutta probabilità, si trovava con gli alleati in qualche punto del fronte della Normandia.

Choltitz osservò il diplomatico e restò a lungo in silenzio. Poi, scandendo le parole, disse: «Non si potrebbe mandare qualcuno a parlargli?».

Lo svedese era stupefatto: non riusciva ad articolare parola. Si trattava di uno scherzo? Oppure il piccolo generale tedesco parlava seriamente, quando suggeriva di andare da de Gaulle e dagli alleati?

Nordling chiese se il generale era disposto ad accordargli un salvacondotto che gli permettesse di attraversare le linee tedesche, e raggiungere gli alleati.

«E perché no?» rispose il tedesco.

Nordling dichiarò allora che, nella sua qualità di diplomatico di un paese neutrale, era pronto ad organizzare una missione e a prendere contatto con gli alleati. Choltitz sembrò soddisfatto: dalla tasca tirò fuori un foglio di carta azzurra che mise sul tavolo, in evidenza. Era, confessò al console, uno dei numerosi ordini ricevuti negli ultimi giorni. Se avesse obbedito a uno solo di quegli ordini, Parigi sarebbe già stata un mucchio di rovine. Aveva preferito giocare la carta della tregua, benché Hitler continuasse a ordinare misure radicali per schiacciare l'insurrezione. Al punto in cui era, non avrebbe più potuto rifiutarsi di obbedire.

Con voce grave, il generale spiegò al diplomatico che, se non avesse riportato la calma a Parigi, gli sarebbe stato tolto il comando.



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