Paxia Tania - 2014 - La cacciatrice di stelle by Paxia Tania

Paxia Tania - 2014 - La cacciatrice di stelle by Paxia Tania

autore:Paxia Tania [Paxia Tania]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
pubblicato: 2015-07-23T22:00:00+00:00


Capitolo sedici

Arcobaleni

Entrai nel Palazzo, ancora con le lacrime che mi rigavano il viso, il fiato corto e il petto ansante per i singhiozzi provocati dal pianto a dirotto. Senza Jeremiah come sarei riuscita a portare a termine la missione di riappropriarmi dell’energia dell’arcobaleno? Chi mi avrebbe sostenuto e sollevato il morale con le battute sarcastiche? E, soprattutto, non avrei più visto Jeremiah, e lui non sarebbe più tornato a vestire i panni di Skyte e non sarebbe più riuscito a risvegliarsi dal coma, in ospedale. La sua vita sarebbe spenta in un soffio. Continuai a camminare, guardando in basso, profondamente atterrita, scoraggiata e arrabbiata con me stessa, per non essere riuscita a muovere un muscolo per raggiungere Jeremiah. Il solo pensiero mi fece singhiozzare ancora con più impeto. Sperai con tutte le mie forze che il suo potere lo avesse protetto in qualche modo. Oppure che Jeremiah fosse riuscito a tornare su Blendende e che lì si stessero già prendendo cura di lui. Quel pensiero mi fu utile a darmi una calmata e a tirarmi su il morale. Non era tutto perduto, dopotutto. Mi rifiutavo di pensare che fosse morto. Quindi scossi la testa e strinsi gli occhi per liberarli dalle lacrime che continuavano a scendere copiose. Mi asciugai il volto con il dorso delle mani e cominciai a riprendere fiato. C’era odore di chiuso e la sensazione di caldo claustrofobico era amplificata dal sovraffollamento. Alzai lo sguardo e il soffitto alto, a volta, scavato nella roccia rossa, era illuminato da un arcobaleno di luci interne, che creava degli eccentrici giochi di luce. Mi trovavo in un lungo corridoio stretto, privo di finestre, porte o qualsivoglia altra feritoia. L’aria era soffocante, ma invece di sudare, la mia temperatura corporea non sembrò risentirne. Al contrario dei miei muscoli, che rispondevano con fatica ai miei comandi. Trascinai i piedi a piccoli passi, fino a quando giunsi, insieme a quel fiumare di gente, alla fine del corridoio, dove intravidi un’apertura ad arco. Quando lo attraversai, con altre centinaia di persone che camminavano tutte intorno a me, attaccate come sardine, potei osservare la maestosità del grande spiazzo, lastricato con mattoni rossi, privo di tetto, dal quale si potevano vedere alcune delle torri più basse e anche alcune delle torrette più alte del Palazzo. Decisi di seguire ancora il flusso costante di Creature Luminose, attraversando per intero il cortile interno, fino a raggiungere un tunnel illuminato a giorno, dall’altro lato del palazzo. La fila si bloccò di colpo, provocando un incolonnamento forzato. Mi issai sulle punte e davanti a me vidi le teste e i copricapi delle donne che si estendevano per centinaia di metri, fino all’altro lato della galleria dal soffitto alto, disseminato di tanti piccoli agglomerati di cristalli multicolori. Il popolo che abitava a Città del Deserto Rosso non si lamentò dell’improvvisa sosta, anzi, ne approfittò per chiudere gli occhi, inclinare indietro il capo e innalzare in aria le braccia, per poi inneggiare di nuovo il nome di Tarah Ban, improvvisando un dondolio ipnotico sul posto.



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