Per Scrivere Un Film by Ugo Pirro

Per Scrivere Un Film by Ugo Pirro

autore:Ugo Pirro [Pirro, Ugo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggio, Scrittura, Cinema
ISBN: 9788871803609
editore: Lindau
pubblicato: 1995-01-01T23:00:00+00:00


I DUELLANTI

Lo sceneggiatore e il regista sono finalmente di fronte. Duellanti seduti in poltrona, decentemente vestiti. Sul tavolo sigarette, caffè, biro, una risma di carta extra strong, una macchina da scrivere, giornali e alcuni libri.

Fra gli altri II falcone desiderato che contiene tre «fabliaux», la lussuosa raccolta di «fabliaux» pubblicata da Einaudi e inoltre Bachtin, Rabelais, Don Chisciotte, Les bijoux indiscrets di Diderot, I dialoghi di Ruzante e ancora manuali vari sulla vita quotidiana del Medioevo, saggi sulle tradizioni medioevali come L’allegoria d’amore di Lewis e II tempo della chiesa e il tempo dei mercanti di Le Goff, i saggi di Block e di Braudel.

Sono libri che attendono di essere saccheggiati, manipolati con quell’irriverenza di cui i cineasti non guariranno mai. Senza la loro improntitudine ogni film richiederebbe un'equipe di professori, gli anni necessari a conseguire una laurea. Invece il cinema è frettoloso, impaziente, ha una sua forza selvaggia che lo fa sopravvivere a tutti i massacri che intraprende.

Che cosa sarebbe il cinema senza l’improntitudine di Pastrone e di Cecil de Mille, di Lubitsch e di Matarazzo? Si può essere colti e raffinati come Visconti, ma senza quell’improntitudine che la macchina da presa conferisce ai registi e la credulità volontaria che lo schermo conferisce allo spettatore non esisterebbe un solo metro di pellicola di “Senso” o de “Il gattopardo”.

Nessun professore avrebbe mai la sfacciataggine di far parlare Mosè, di immaginare la sua voce, a meno che quel professore non entri in un cinema e si segga comodamente.

Quando ne “I dieci comandamenti” Anne Baxter osa dire affettuosamente al grande patriarca: «Mosè, Mosè, splendido testardo, adorabile sciocco», ogni spettatore sa che è il cinema a parlare per tutti, a rendere meravigliose battute tanto catastrofiche.

E’ sempre il cinema che infila nella testa dell’attore Charles

Boyer, che altra giustificazione non ha se non di essere, come Napoleone, francese la feluca nera di generale. E il risultato è sorprendente: un divo della storia avrà per milioni di uomini la faccia e le movenze di un divo del cinema.

Ma come è potuto accadere? Semplice. Boyer ha visto il “Napoleone” di Abel Gance. E Abel Gance? Ha letto dei libri: li ha visti.

Il produttore Dino De Laurentiis non ha letto nemmeno quelli per decidere di realizzare “La Bibbia”. Aveva notato che in America in ogni stanza di albergo c’era una copia della Bibbia; andando a New York in aereo per la presentazione di un altro colosso dell’improntitudine, “Guerra e pace”, trova nella sacca del sedile che è davanti a lui una Bibbia, comincia a leggerla per la prima volta e quando atterra a New York annunzia che girerà “La Bibbia”.

Ecco come i Vangeli possono diventare un soggetto cinematografico, e magari alcuni sceneggiatori di origine ebraica possono trasformare la vita di Gesù in un «musical» e il figlio del Signore in una superstar.

Liz Taylor in “Cleopatra” infine, (ma si potrebbe continuare all’infinito), al termine di un costosissimo ingresso trionfale a Roma, può strizzare l’occhio a Rex Harrison, che di romano antico non ha niente, senza che lo spettatore colto pretenda la restituzione della somma pagata per l’acquisto del biglietto.



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