Persona ambiente profitto. Quale futuro? by Giovanni Maria Flick

Persona ambiente profitto. Quale futuro? by Giovanni Maria Flick

autore:Giovanni Maria Flick [Flick, Giovanni Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2021-06-02T10:13:51+00:00


L’età del legno: da Dante alla transizione ecologica

La storia dell’umanità si è intersecata da sempre con quella della foresta. Si è parlato di età del ferro, del rame, del bronzo e non di età del legno, perché il legno è sempre stato e sempre sarà a fianco dell’uomo; vive e muore con lui e come lui. A differenza di altri materiali, la sua età coincide con quella dell’uomo.

Le foreste e l’albero sono presenti nella storia, nella cultura e nella mitologia. Sono le querce e i faggi delle «selve orride», descritte da Tacito nei suoi resoconti sul Paese dei Germani; i boschi che – gelosamente protetti dalle leggi della Repubblica Veneta – fornivano la materia prima per le galere veneziane; le capriate di legno delle cattedrali; il bosco di Paneveggio, da cui i liutai traevano le casse armoniche dei loro strumenti; le fondazioni che ancora oggi sostengono gli edifici nella città lagunare. (FLICK 2016)

Ancora oggi il legno ci accompagna, non solo metaforicamente, «dalla culla alla bara», come ha accompagnato da sempre la nostra cultura e le nostre religioni. Basti pensare all’albero cosmico; all’albero della vita e a quello della conoscenza nell’Eden; al mitico frassino scandinavo dell’Yggdrasill; all’olivo greco di Poseidone; alla betulla degli sciamani; al fico sacro del risveglio di Buddha; al legno della Croce; all’albero della libertà.

Assieme al legno, tutti gli altri beni e servizi offerti dalle foreste mostrano un senso di continuità tra alberi e umanità. Ciò deve indurre a riflettere sul fatto che la foresta, almeno in Europa e nei territori antropizzati, non è soltanto essenza ed espressione della natura. È altresì il prodotto della cultura, dell’uomo che l’ha plasmata coltivandola e che a sua volta è stato condizionato da essa. È al tempo stesso selvaggia e parte integrante del mondo civilizzato; è «un ambito essenziale della società, una dimensione ancestrale nella vita degli esseri viventi». (PURINI 20203)

La foresta è da sempre un luogo di rifugio, cela misfatti come sentimenti, custodisce segreti, ne lascia «tracce». Uscirne fuori sani e salvi rappresenta una sfida evolutiva, uno scalino nel proprio processo di evoluzione.

Anche oggi il genere umano deve affrontare questa sfida: riprendere un dialogo con l’ambiente, che sia proficuo per entrambe le parti.

La foresta è luogo in cui si perde la strada, si perde l’orientamento, si perde se stessi. Il cammino nella selva è il viaggio iniziatico per eccellenza; tutti vi si perdono. Da Dante nella Divina Commedia ad Angelica nell’Orlando furioso, da Cappuccetto Rosso a Pollicino, da Hansel e Gretel ad Alice che vi vaga confusa mentre insegue il coniglio bianco.

La foresta ha rappresentato un fondamentale e insostituibile rito di passaggio, di cambiamento e di crescita personale. Forse non è un caso che oggi proprio essa sia uno dei viatici per la transizione ecologica, un ponte che dovrebbe accompagnare il genere umano verso una nuova era.

Occorre percorrere i suoi sentieri per imparare a conoscerla e a camminarvi con sempre più confidenza. Così fanno Hansel e Gretel quando, per non perdersi, lasciano cadere dalla tasca i sassolini; così fa Cappuccetto Rosso nell’intraprendere la strada che ha imparato a conoscere per andare a casa della nonna.



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