Piccola Città by Philip K. Dick

autore:Philip K. Dick [Dick, Philip K.]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: Urania n 897, fantascienza, antologia, racconti
editore: ARNOLDO MONDADORI EDITORE
pubblicato: 1981-07-25T22:00:00+00:00

L’ansimare sordo delle pompe dell’aria lo riportò alla coscienza. Era incastrato sotto i rottami del quadro comandi, aveva un braccio rotto, piegato dietro la schiena. Cercò di muovere le gambe, ma al di sotto della vita non avvertiva nessuna sensazione.

La carcassa spezzata di quella che un tempo era stata la sua nave viaggiava ancora verso la costellazione del Centauro. I sistemi automatici di riparazione stavano cercando disperatamente di turare le falle dello scafo. Le apparecchiature che controllavano temperatura e gravità annaspavano affannosamente, azionate dalle batterie di emergenza. Sullo schermo, i soli gemelli ingrandivano lentamente ma inesorabilmente.

Morris era felice. Nel silenzio della nave distrutta, incastrato in mezzo ai rottami, osservava i due soli avvicinarsi. Era uno spettacolo meraviglioso. Da tanto tempo desiderava vederlo. Eccoli lì, che si facevano più vicini a ogni istante. Fra un giorno o due, la nave si sarebbe tuffata in quella massa infuocata, per essere consumata. Ma poteva godersi quei due giorni. Non c’era niente a disturbare la sua felicità.

Pensò a Sally, addormentata sotto le lenti radianti. Le sarebbe piaciuta Proxima? Probabilmente no. Probabilmente avrebbe voluto tornare a casa subito. Quella era una cosa che doveva godersi da solo. Era riservata a lui. Una sensazione immensa di pace si impossessò di lui. Poteva starsene lì senza muoversi, mentre lo splendore di Proxima si faceva sempre più vicino...

Un rumore. Nella massa di metallo fuso qualcosa si muoveva. Una forma contorta, appena visibile alla luce che proveniva dallo schermo. Morris riuscì a girare la testa.

L’antrad riuscì a rimettersi in piedi. La maggior parte del tronco era sparita, distrutta dall’esplosione. Ondeggiò, poi cadde in avanti con un gran rumore di ferraglia. Continuò ad avanzare adagio verso di lui, e si fermò a un metro di distanza.

Ci fu un rumore di ingranaggi, di relè. Un inutile barlume di vita animò la carcassa semidistrutta.

— Buona sera — disse con voce gracchiante.

Morris urlò. Cercò di muoversi, ma era prigioniero. Continuò a gridare, cercando di allontanarsi dal robot. Gli sputò addosso, pianse, implorò.

— Vorrei presentarvi un antrad — disse la voce metallica.

— Volete chiamare vostra moglie, per favore? Vorrei mostrare anche alla signora l’antrad.

— Vattene! — gridò Morris. — Vattene via!

— Buona sera — disse l’antrad, come un disco rotto. — Buona sera. Sedetevi, prego. Sono felice di fare la vostra conoscenza. Come vi chiamate? Grazie. Voi siete le prime persone del quartiere a vedere un antrad. Dove lavorate?

I suoi occhi di vetro lo guardavano, vuoti e privi di vita.

— Prego, sedetevi — ripeté.

— Ci vorrà solo un secondo. Solo un secondo. Questa dimostrazione richiederà solo un secondo...

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