Poesia come ossigeno by Antonella Anedda & Elisa Biagini

Poesia come ossigeno by Antonella Anedda & Elisa Biagini

autore:Antonella Anedda & Elisa Biagini [Anedda, Antonella & Biagini, Elisa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Chiarelettere
pubblicato: 2020-01-03T23:00:00+00:00


Di cosa stiamo parlando

C’è ancora bisogno di parlare di poesia? Veniamo da anni di distorsione e abbrutimento linguistico, di livellamento delle parole e dei cervelli, dove la cosiddetta cultura è spesso asservita all’intrattenimento e non è più momento pedagogico, qualcosa che scuote le coscienze e le certezze. Si continua a ricorrere a una lingua semplificata e a effetto, dai toni urlati e demagogici. Si continua a ignorare come questo modo di esprimersi sia il sintomo di un malessere assai profondo e complesso, un aver disimparato come stare con gli altri. Dobbiamo dunque abbandonare ogni speranza e smettere di leggere e scrivere poesia (o fare arte in generale)? Assolutamente no. È vitale, politico, ovvero inestricabilmente connesso ai motivi dello stare insieme: scrivere (e prima di tutto leggere) versi è un qualcosa che ci rende esseri umani più attenti e sensibili, ci aiuta a continuare a crescere. Nelle parole del narratore inglese E.M. Forster: «Come faccio a conoscere quello che penso se non vedo quello che dico?». Spesso, dopo una mia lettura o un laboratorio, mi avvicinano persone che sono quasi stupite di aver capito e apprezzato una poesia, persone per le quali la parola poetica diventerà una risorsa quotidiana. È purtroppo raro che la scuola e l’università, a parte qualche virtuosa eccezione, facciano nascere nei ragazzi una passione per la poesia, impegnate come sono a «dissezionare» i versi, privandoli di ogni vita e attualità. È quindi importante che le occasioni poetiche nascano anche altrove, nelle biblioteche, nelle case, per strada: dobbiamo creare e difendere spazi dove le poesie tornino a respirare.

Ma cos’è una poesia? Il linguaggio ci aiuta a mettere ordine nelle «emozioni», a nominare l’accaduto riportandolo in vita. Quasi tutti abbiamo scritto e scrivere ci è servito a capire il mondo e a capire meglio noi stessi dopo eventi eccezionali, oppure a ricordare momenti del passato. Abbiamo scritto su diari, di scuola e segreti, preso appunti su biglietti del treno ed è stato utile perché solo così abbiamo potuto cogliere certe sfumature del nostro sentire, e adesso rileggerci è come salire su una macchina del tempo. Ma la poesia è un’altra cosa.

Siamo animali sociali ed è dunque fondamentale al nostro esistere comunicare con gli altri, essere «visti», nel migliore dei casi compresi. La condivisione è un aspetto fondante della nostra quotidianità ed è utile per la nostra salute psicologica raccontarci, adesso anche attraverso la tecnologia che aiuta ad accorciare i tempi. La presenza di un tu ci rincuora, ci stimola al confronto, al dialogo che troppo manca in questo momento storico. Ma la poesia è un’altra cosa.

Non sarò certo io a dar qui una definizione a qualcosa che da secoli ci accompagna e che come noi è mutato, ma forse è possibile riflettere su cosa non è poesia. La poesia non è uno sfogo o l’espressione gratuita dei propri sentimenti, che sono il punto di partenza, non di arrivo, per la ricerca di una lingua precisa, che rifugga facili rime o immagini abusate. Non sensazioni riversate senza filtri sulla pagina,



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