Poesie Inedite (Italian Edition) by Silvio Pellico

Poesie Inedite (Italian Edition) by Silvio Pellico

autore:Silvio Pellico [Pellico, Silvio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9781481096768
Amazon: 1481096761
editore: CreateSpace Independent Publishing Platform
pubblicato: 2012-11-27T00:00:00+00:00


EBELINO

CANTICA.

L’idea di questa cantica non è tutta mia. Il tema vennemi fornito da un romanzo storico tedesco, ch’io lessi già tempo, e di cui ignoro l’autore. Il merito letterario di quel libro mi pareva debole, ma il personaggio d’Ebelino vi spiccava con tratti forti, e mi rimase vivamente impresso nella fantasia, come nobile modello di pazienza ne’ dolori. Ivi narravasi d’Ebelino, non so con qual fondamento, ch’ei fosse un povero cavaliero scacciato nell’adolescenza con atroci minaccie di morte da sette disumani fratelli, e divenuto uno de’ liberatori della regina Adelaide. Questo giovane prode passato in Germania coll’illustre vedova di Lotario, allorch’ella sposò in seconde nozze Ottone I, dipingevasi dal mio autore quale un nuovo Giuseppe alla corte d’Egitto, potentissimo e sapientissimo; e a fine di meglio somigliare al vicerè di Faraone, Ebelino scopriva anche i suoi fratelli, venuti d’Italia a Bamberga senza che immaginassero chi egli fosse, e perdonava loro. Conservata alcun tempo la sua alta fortuna sotto Ottone II, cadeva poscia vittima d’un traditore collegato a molti invidi rivali; ma il traditore stesso, agitato da visioni spaventevoli, confessava indi a poco l’innocenza dell’immolato Ebelino.

EBELINO.

Si bona suscepimus de manu Dei, mala

quare non suscipiamus!

( Job. 2, 10.)

Inno d’amore e di compianto al giusto,

Al giusto denigrato! Ebelin, fido

Campion del magno Ottone e consigliero,

Colui che al generoso Imperadore

Verità generose favellava,

E i biasimati torti indi con mente

Pronta e amorevol correggea e sagace;

Colui, che, senza ambizïon nè orgoglio,

Spesso invece del sir ponea la destra

Al timon dell’impero, e lo volgea

Del sir con tanta gloria e securanza,

Che questi, anco in cimento arduo serrando

Le auguste ciglia al sonno, a lui dicea:

«Vigila or tu, che il signor tuo riposa;»

Quell’Ebelin, che, lagrimato il sacro

Cener del magno Otton, d’Otton novello

Fu parimente lunghi anni sostegno

Di giustizia nel calle, e guida e sprone;

Sì che a nessun parea che dilettoso

Ne’ poveri tuguri e nelle sale

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Fervesse crocchio, ove lodato il nome

Non fosse d’Ebelin, - quell’Ebelino

Morì esecrato, ed era giusto! Amore

E compianto agli oppressi!

Un dì l’Eterno,

Come a’ giorni di Giobbe, al suo cospetto

Avea tutti gli spirti, e a Sàtan disse:

- Onde vieni?

E il maligno: - Ho circuita

Dell’uom la terra, e non rinvenni un santo.

Ed il Signore: - O di calunnie padre,

Non vedestù l’amico mio Ebelino,

Ch’uomo a lui simil non racchiude il mondo

Tanta in prosperi dì serba innocenza?

E l’angiol di menzogna ambe le labbra

Si morse, e crollò il capo, e disdegnoso

Disse: - Ebelin? Dov’è il suo pregio? Ei t’ama Perché di beni è colmo. Il braccio or alza,

Percuotilo, e vedrai s’ei non t’imprechi.

Ed il Signor: - Giorni di prova a’ retti

Forse non io so stabilir? Va; pongo

Entro a tue mani dispietate or quanto

Agli occhi della terra Ebelin porta,

Fuorchè la vita.

L’avversario allora

Avventossi precipite dal grembo

Della nembosa nube, onde i mortali

Atterria lampeggiando; ed in un punto

Fu su roccia dell’alpi. Ivi gigante

Si soffermò, e da questo lato i campi

Della lieta penisola mirando,

E dall’altro le selve popolose

De’ boreali, l’una all’altra palma

Battè plaudendo al sovrastante lutto

D’entrambo i regni, ed esclamò: - Vittoria!

La più squisita voluttà del male

Pensò un momento qual si fosse, e al giusto

Fermò ignominia cagionar per mano…

Di chi? - D’amico



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