Post-Coronial Studies by Maurizio Ferraris

Post-Coronial Studies by Maurizio Ferraris

autore:Maurizio Ferraris [Ferraris, Maurizio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2021-09-27T12:00:00+00:00


2. Lavoro.

Su cosa baso l’idea che siamo sempre piú liberi? Per paradossale che possa apparire, dall’esperienza. Consideriamo la moneta da cinquanta lire in corso nella Repubblica italiana per buona parte del Novecento. Un Homo faber – un uomo nudo che non dava scandalo solo perché raffigurava Efesto – picchiava col martello su un’incudine, e dubito che lo facesse per consumare calorie: a quei tempi l’umanità non aveva simili problemi perché era spesso impegnata in lavori duri, nocivi e defatiganti. Picchiare sull’incudine senza nemmeno un paio di pantaloni e una camicia nobilita l’uomo? Dipende. Piuttosto che starsene in un angolo sdraiato per terra con la sola compagnia di un cattivo liquore è meglio andare a picchiare con un martello sopra un’incudine per ricavarne di che sostentare sé e i propri cari. Ma sarebbe ancora meglio che a battere sull’incudine fosse una macchina, e che l’umano si limitasse a controllare il processo produttivo: l’evoluzione della economia industriale è andata proprio in questa direzione. E, una volta che disponiamo di sistemi di intelligenza artificiale che fanno sí che non sia neanche necessario controllare il processo produttivo e magari neanche il processo distributivo, avrebbe ancora un senso rimpiangere i bei tempi in cui si stava nelle fucine a dare martellate sopra del ferro incandescente?

Per anni mi sono svegliato alle cinque per scrivere, e tendo a farlo tuttora forze permettendo. Ma non mi metterei mai a correre. E credo che all’essenza della persona non pertenga la fatica, altrimenti un galeotto a Lepanto sarebbe il piú felice degli umani. Credo ci sia la soddisfazione per l’opera compiuta, e piú radicalmente per il dovere compiuto, e questo è propriamente umano, ma non sta scritto da nessuna parte che l’opera che ci attende debba essere l’imperfetta imitazione di una macchina, come avveniva per l’operaio di Tempi moderni. La pandemia ha prodotto un enorme problema occupazionale, ma ha al tempo stesso confermato che non è rincorrendo il passato che si possono risolvere i problemi del presente, né meno che mai generare un futuro desiderabile. Le galee erano spinte da rematori incatenati e frustati, da secoli si usano dei motori, e, visto che inquinano, ci sono sottomarini nucleari che inquinano ancora meno. I campi erano lavorati da migliaia di contadini, ora bastano poche macchine e il raccolto è maggiore. E, non dimentichiamolo, anche la lavatrice è stata una grande liberazione. La via è nota e tracciata da quando un primo antenato ingegnoso usò il fuoco, la ruota e il bastone per compiere operazioni che a mani nude si sarebbero rivelate molto piú faticose e alienanti. Un uomo «che lavora nel fango | che non conosce pace | che lotta per mezzo pane | che muore per un sí o per un no» è molto meno umano di chi passi il suo tempo su un telefonino, ed è molto piú vicino al mondo dell’Homo faber che non a quello dell’Homo sapiens. «Il lavoro rende liberi», scritto sul cancello di Auschwitz, non è solo una tragica ironia, ma anche un epitaffio sull’epopea



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